Di fronte alle enormi incertezze che ci troviamo ad affrontare, è difficile fare stime accurate. Ciononostante, è possibile fare alcune considerazioni sulle valutazioni di obbligazioni e azioni dei Paesi emergenti.

Le valutazioni delle azioni dei Paesi emergenti sono interessanti su base storica

Sulla base del rapporto prezzo-utile corretto per il ciclo (P/E), le azioni dei Paesi emergenti sono circa una deviazione standard sotto la media di lungo periodo. Si trovano quindi su livelli di valutazione, da cui in passato hanno ripreso a salire (1998, 2008, 2015). Tuttavia, va osservato che questa volta potrebbero scendere ulteriormente sotto questi livelli prima di consolidarsi. Questo è il rischio che si corre soprattutto se la pandemia dovesse continuare a imperversare a lungo. In questo contesto va sottolineato che quasi nessun Paese emergente dispone, nemmeno in modo approssimativo, delle risorse finanziarie e delle reti di sicurezza sociale delle nazioni industrializzate per attutire le conseguenze di uno “shutdown” prolungato a livello nazionale. Il secondo limite è che se i profitti dovessero calare drasticamente nel lungo periodo, le valutazioni sulla base dei futuri rapporti prezzo/utile sarebbero molto più alte rispetto a oggi e potrebbero quindi essere ingannevoli. Simili considerazioni ipotizzano quindi implicitamente una forte ripresa economica a V o almeno una forte ripresa economica a U in un periodo di tempo prevedibile.

I premi di rendimento dei bond emergenti in valuta forte sono simili al 2008/2009

Sulla base dei premi di rendimento rispetto ai titoli di Stato USA, le obbligazioni in valuta forte degli emergenti vengono scambiate a livelli paragonabili a quelli della crisi finanziaria globale del 2008/2009. In termini assoluti, i rendimenti sono naturalmente ancora molto inferiori ai valori di allora. I premi di rendimento si sono allargati maggiormente nei mercati più illiquidi, soprattutto in Africa, mentre i movimenti in Asia e in Europa sono stati molto meno significativi. Nel caso degli emittenti europei aiuta naturalmente anche la vicinanza o meglio l’integrazione nell’UE.
Nel caso delle obbligazioni in valuta locale, non si sono (ancora) registrati notevoli rialzi dei rendimenti; qui sono state soprattutto le valute a reagire.
Da inizio anno, le valute di diversi paesi dell’America Latina nonché del Sudafrica, dell’Indonesia e della Russia si sono svalutate del 20% circa rispetto al dollaro USA.
Al momento è quasi impossibile fare una previsione sull’andamento dei mercati obbligazionari e sulla crescita economica nei prossimi mesi. Oggi quasi tutto sembra possibile, da una persistente depressione economica globale a una profonda recessione fino a un ritorno relativamente veloce alla normalità. Va da sé che i mercati finanziari non riescono a scontare adeguatamente una situazione del genere. Dovrebbero quindi accompagnarci a lungo forti oscillazioni, in base allo scenario di volta in volta considerato più probabile. In questo contesto, va notato che anche prima della pandemia da Covid-19 l’economia mondiale era alle prese con una crescita debole e forti indebitamenti. Queste adesso stanno diventando ancora più grandi. Allo stesso tempo, tutti gli imponenti pacchetti fiscali, attualmente in fase di implementazione, non rappresentano affatto veri e propri pacchetti di stimolo economico e investimenti nella crescita futura ma sono essenzialmente destinati a prevenire e ammortizzare i danni peggiori all’economia. Perciò, attualmente è difficile stimare fino a che punto una ripresa economica dopo Covid-19 darà effettivamente i suoi frutti e come sarà il quadro di crescita globale “normalizzato”. Anche se queste domande non sono ancora pressanti, perché la gestione della crisi prevale su tutto, le risposte sono molto rilevanti per il potenziale di rendimento a lungo termine delle azioni e delle obbligazioni in tutte le regioni del mondo.

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Octavian Rosca

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