All’inizio dell’anno le azioni dei paesi emergenti hanno continuato i trend al rialzo, ma a fine gennaio si sono concesse una breve pausa, le cui ragioni sono state soprattutto di natura tecnica e da ricercare negli USA. Grazie ai mercati azionari cinesi piuttosto forti, le azioni EM a gennaio hanno guadagnato circa il 3% in totale (in dollari USA) rispetto ai corsi stagnanti o leggermente in calo nella maggior parte dei mercati azionari sviluppati. Gli afflussi rimangono alti sia verso le azioni sia verso le obbligazioni dei paesi emergenti.

È abbastanza evidente che le obbligazioni EM sono un, se non IL, “consensus trade” di molti operatori di mercato nel 2021. E sebbene sia ancora prematuro parlare di un crowded trade, è comunque vero che molti investitori con un deciso focus sui mercati emergenti hanno già un’esposizione alta o molto alta. Tuttavia, molti asset allocator, così come molti investitori privati, non sembrano aver ancora acquisito posizioni nei mercati emergenti, o lo hanno fatto solo in misura relativamente modesta.

Bond Emergenti non più a buon mercato

Nel caso delle obbligazioni in valuta locale, nemmeno gli investitori focalizzati sui mercati emergenti sembrano esservi eccessivamente posizionati. Naturalmente, le valutazioni e il potenziale di rendimento non sono più tanto allettanti come qualche mese fa e, in termini storici, non possono più essere definite a buon mercato. Tuttavia, questo vale già da tempo per la maggior parte delle attività finanziarie. Rispetto ai titoli di Stato USA e in generale alle obbligazioni dei paesi sviluppati, molte obbligazioni EM sembrano ancora convenienti in termini di rischio-rendimento. Questo non vale ovviamente per tutti gli emittenti e non tutte le valute EM, soprattutto perché i rischi di questa classe di attivo non sono naturalmente scomparsi.
Tuttavia, con una buona selezione dovrebbe essere ancora possibile generare rendimenti piuttosto rispettabili nei prossimi anni. Nella prospettiva attuale continueremo quindi a considerare eventuali correzioni dei corsi come opportunità di acquisto. Naturalmente questo vale, come per ogni dichiarazione relativa ai mercati da un po’ di tempo, a condizione che la situazione sul fronte della pandemia non peggiori significativamente. L’opinione più diffusa tra gli operatori di mercato, secondo la quale il superamento della pandemia sia “solo” una questione di alcuni mesi in più o meno, finora sembra incrollabile. Tuttavia, se dovesse vacillare, molti dei movimenti di mercato degli ultimi tre o quattro mesi potrebbero invertirsi così improvvisamente come sono iniziati.

L’incognita ella ripresa del dollaro USA

Parecchi operatori di mercato sembrano tuttora scommettere su un ulteriore calo del dollaro USA, anche se non così fortemente come all’inizio dell’anno. Questo suggerisce una svolta della valuta USA nel prossimo futuro. Tuttavia, dal punto di vista odierno sembra improbabile che questo possa dar vita a un’inversione di tendenza che catapulterebbe il dollaro di nuovo sui vecchi massimi. Al momento è anche relativamente poco probabile che i rendimenti dei titoli di Stato USA diventino una minaccia per le obbligazioni e le azioni EM. Il movimento al rialzo delle ultime settimane sembra già molto avanzato, ora si sta avvicinando a zone di resistenza sostanziali e anche la Fed interverrebbe piuttosto oggi che domani, se necessario. Pertanto, al momento vediamo solo un potenziale di rialzo relativamente limitato per i rendimenti dei Treasury USA a lunga scadenza, dato che le aspettative di inflazione incorporate sono al momento piuttosto alte.

Commento a cura del Team CEE & Global Emerging Markets – Raiffeisen Capital Management

Diritto d’autore: Photo by Bill Oxford on Unsplash

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