Dopo il massiccio choc a causa delle sanzioni occidentali senza precedenti, l’economia della Russia si è per il momento stabilizzata, almeno secondo le dichiarazioni del presidente Putin. Tutto sommato, al momento le sue dichiarazioni potrebbero anche rivelarsi veritiere, dato il rublo ha recuperato tornando ai livelli di prima della guerra.
Ma le conseguenze del ritiro di numerose aziende occidentali e delle interruzioni di forniture ed esportazioni si manifesteranno gradualmente nell’economia. Le cifre aggregate dicono poco al riguardo. Per esempio, al momento parti della produzione automobilistica resteranno ferme, poiché mancano componenti importanti che finora venivano forniti da aziende occidentali.
Ora il Paese si trova costretto a trovare prodotti sostituivi o, in alternativa, avviare una produzione propria. Simili rischi esistono in molti altri settori. Le aziende cinesi, oppure quelle indiane, potrebbero “tappare alcuni buchi”, ma non tutti.
Nel frattempo, la banca centrale ha lasciato il tasso di riferimento al 20%. A prima vista ciò può sembrare sensato per via dell’inflazione, d’altra parte però è estremamente discutibile in un momento di enormi perturbazioni economiche. L’inflazione, soprattutto quella prevista in futuro, non è causata da un boom, ma piuttosto da massicci choc di offerta. Specialmente per le piccole e medie imprese sarebbero urgentemente necessarie condizioni di finanziamento più economiche, non tassi d’interesse proibitivi. La conseguente scarsità di prodotti e servizi potrebbe addirittura causare pressioni inflazionistiche. Il 20% delle aziende russe ha già licenziato un numero significativo di dipendenti.
Le tensioni tra la Russia e la NATO continuano ad aumentare. Il numero e la capacità bellica dei sistemi di difesa che i paesi della NATO forniscono all’Ucraina continuano ad aumentare. Ciò è particolarmente pericoloso per via dell’ulteriore escalation che potrebbe innescare, forse anche al di fuori dell’Ucraina. Washington vede questa situazione come un’eccellente opportunità per mettere in ginocchio la Russia sul piano economico, militare e geopolitico. Dopo ci si potrebbe concentrare totalmente sulla Cina come principale concorrente globale che, senza il suo principale alleato, risulterebbe fortemente indebolita. D’altra parte, in caso di sconfitta militare in Ucraina per il governo russo sarebbe in gioco la propria sopravvivenza politica e l’indipendenza del paese dall’Occidente. Allo stato attuale, una rapida fine della guerra appare improbabile.
A cura del Team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management
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