Le elezioni di domenica 24 Giugno hanno conferito al primo turno la maggioranza assoluta al presidente in carica Recep Tayyip Erdoğan. Con questa consultazione elettorale è stato implementato anche un nuovo sistema politico che si traduce in maggiori poteri per la presidenza della Repubblica. È per questo motivo che, per la prima volta, le elezioni presidenziali e politiche si sono tenute lo stesso giorno. Lo spoglio dei voti per la presidenza ha confermato una maggioranza del 52,6% per il presidente in carica Erdoğan. Il suo sfidante Muharrem Ince del partito di opposizione socialdemocratico CHP si è arenato oltre 20 punti dietro al vincitore. Il terzo miglior risultato è stato ottenuto da Selahattin Demirtas (8,4%) del partito pro-curdo HDP, candidatosi dal carcere dove è tuttora detenuto, seguito da Meral Aksener (7,3%), fondatrice del partito nazional-conservatore Iyi. I partiti di opposizione hanno fin da subito messo in dubbio gli exit polls e hanno parlato apertamente di manipolazione del voto.

Elezioni parlamentari: AKP manca la maggioranza assoluta

Per la prima volta circa 59 milioni di aventi diritto al voto in Turchia sono stati consultati lo stesso giorno sia per decidere chi debba essere il futuro presidente, sia per decidere la composizione del nuovo parlamento. Il partito pro-curdo HDP ha superato nuovamente la soglia del 10% assicurandosi la permanenza in parlamento. Il partito di governo AKP avrebbe tratto vantaggio dall’eliminazione dalla consultazione elettorale del partito pro-curdo che si era a sorpresa distinto nelle elezioni del 2015. Invece il partito AKP ha mancato di poco l’obiettivo della maggioranza assoluta e ora necessiterà del sostegno dei nazionalisti di destra del partito MHP. Con queste elezioni si è però concluso l’iter di riforma del sistema politico turco in senso presidenziale patrocinato da Erdoğan. Il nuovo presidente sarà al contempo capo di Stato e di governo, nonché dotato di poteri quasi illimitati. La figura del primo ministro scompare dall’ordinamento.

Gli investitori restano cauti – il mercato è (ancora) molto instabile

Il sentiment del mercato sulla Turchia è stato finora particolarmente cauto, a causa dell’elevato livello di incertezza. Tuttavia, la significativa maggioranza data al presidente e al partito in carica rappresenta un chiaro segnale verso la stabilità economica del Paese. La banca centrale ha di recente aumentato i tassi d’interesse in maniera, lasciando però un ampio margine temporale per questo rialzo. Si tratta di segnali positivi importanti dal punto di vista degli investitori. Tuttavia, il contesto geopolitico turco – nonché quello delle politiche commerciali a livello globale (si pensi alla minaccia di una guerra dei dazi) – non è ancora sufficientemente stabile per garantire investimenti in Turchia in un’ottica di lungo termine.
Sarà decisiva la capacità di Erdoğan e del partito di governo AKP di implementare un programma di politica economica capace di fornire risposta a quegli squilibri macroeconomici che hanno sensibilmente frenato la crescita economica. Se il vice-premier Simsek mantenesse un ruolo di primo piano nella definizione della politica economica, ciò rappresenterebbe per gli investitori un segnale positivo.

Riuscirà Erdoğan ad affrontare i problemi interni?

L’incertezza di politica economica in Turchia si conferma un tema rilevante per il mercato obbligazionario. L’implementazione di un chiaro piano di misure adeguate rimane in ogni caso un presupposto per la stabilizzazione della valuta. Di recente la politica di bilancio non è stata particolarmente rigorosa – un esempio in questo senso è il programma di concessione di prestiti che ha però rafforzato gli squilibri con l’estero. La crescita turca ha i “piedi d’argilla”: è basata eccessivamente sul credito ed è considerata in modo piuttosto critico dai mercati valutari. Gli squilibri delle partite con l’estero rappresentano sicuramente il centro del problema. Il deficit della bilancia delle partite correnti, tuttora elevato, recentemente è salito anche a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime, e ora deve essere rifinanziato. Lo stesso vale per il rifinanziamento del debito estero di breve termine. D’altro canto, le riserve valutarie relativamente scarse non contribuiscono di certo alla fiducia nei confronti della Lira Turca.

Raiffeisen Capital Management: la giusta tempistica è il fattore decisivo

I rendimenti dei titoli di Stato decennali pari a circa il 17% sono al momento particolarmente attraenti. Sarà tuttavia necessario prendere urgentemente delle misure al fine di stabilizzare la valuta e controbilanciare l’elevato tasso di inflazione. Rimane però da chiarire se il neo-eletto presidente sia pronto a prendere decisioni che potrebbero nel contempo indebolire la crescita. Un passo di questo genere potrebbe a conti fatti rendere la Turchia attraente nel lungo periodo agli occhi degli investitori.
Sul fronte del mercato azionario: la vittoria di Erdoğan potrebbe stabilizzare il mercato. La borsa di Istanbul ha fatto registrare un -17% da inizio anno. La notizia sulla permanenza al potere del presidente in carica è stata accolta in modo positivo all’apertura della Borsa turca lunedì 25 Giugno 2018 con l’indice ISE 100 in aumento del 2,2% nel corso della mattinata.

Nel caso in cui il presidente Erdogan si rivelerà in grado di occuparsi dei grandi problemi economici del suo Paese, Raiffeisen Capital Management riporterà la Turchia al centro dei suoi investimenti di lungo termine. Questo perché queste future mosse saranno proficue sia per il mercato azionario, sia per la lira che in un tale scenario si apprezzerebbe nuovamente in modo sensibile.

Diritto d’autore: unsplash-logoEva Grey

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