Secondo molti analisti e le previsioni del governo di Pechino, l’economia cinese dovrebbe crescere dell’8% circa nel corso del 2021. Questo sembra possibile, ma la questione vera è la qualità di questa crescita.
A trainare la ripresa, finora, sono state soprattutto la produzione industriale e le esportazioni, mentre il consumo interno avanza ancora a fatica a causa della pandemia. Il tasso di disoccupazione è sceso di nuovo a un livello pari al 5,25%. Tuttavia, il reddito da lavoro e il numero di ore lavorative sono ancora nettamente al di sotto dei livelli pre-pandemici. Inoltre per milioni di laureati attualmente è molto più difficile trovare un lavoro rispetto al decennio appena trascorso. Per una crescita economica interna sostenibile, la ripresa dovrebbe continuare anche sul mercato del lavoro.
Allo stesso tempo, Pechino si sta impegnando affinché la crescita del credito non sfugga di mano. Ma per il momento si è praticamente costretti a riciclare gli elevati risparmi delle famiglie nell’economia attraverso la crescita del credito. Questo per contrastare il rischio di deflazione e un calo della dinamica economica. Frenare troppo la crescita del credito quindi porterebbe paradossalmente a un aumento dei tassi di indebitamento. Per questo motivo, i timori che Pechino possa ridimensionare massicciamente il suo stimolo all’economia sono molto probabilmente infondati.
Non va poi dimenticato che, nonostante il successo nella lotta alla pandemia, la Cina rimane in allerta per quanto riguarda il Covid-19. Ci sono maggiori opportunità di viaggiare rispetto al 2020, ma, nonostante ciò, esistono ancora restrizioni. Date le mutazioni del virus e l’efficacia fino ad ora piuttosto deludente del vaccino cinese all’atto pratico, anche i viaggi internazionali rimarranno fortemente limitati nel prossimo futuro. Questo peserà sulla crescita dei consumi e dei servizi.

A cura del Team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management

Diritto d’autore: Photo by Guang Yang on Unsplash

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