La pandemia da coronavirus tiene saldamente in pugno la Russia. Finora, si intravedono segnali solo molto timidi di stabilizzazione del numero di nuovi contagi. Il numero giornaliero di vittime continua a segnare nuovi tristi record. Persino i numeri ufficiali delle vittime russe differiscono ampiamente. Mentre la task force governativa riporta poco più di 270.000 decessi, l’agenzia di statistica Rosstat, utilizzando altri metodi di rilevamento, arriva a una cifra quasi doppia di oltre 450.000. Gli analisti stranieri ipotizzano addirittura cifre molto più alte di circa 750.000, che determinano però solo indirettamente come eccesso di mortalità e che quindi, ovviamente, non possono essere tutti attribuiti direttamente al virus.
Nuove tensioni tra Ucraina e Russia
Nelle ultime settimane, tuttavia, l’attenzione si è spostata sempre più sugli eventi geopolitici. Alla fine di ottobre, l’esercito ucraino ha sparato per la prima volta con un drone su posizioni di ribelli filorussi nel Donbass. Mosca lo ha definito una pericolosa escalation e una violazione degli accordi di Minsk, cosa che Kiev ha respinto. La Russia sospetta che il governo ucraino stia pianificando una nuova offensiva per riconquistare militarmente le repubbliche secessioniste di Donetsk e Lugansk. Evidentemente in risposta a questo e come deterrente, la Russia ha spostato un gran numero di soldati e materiale bellico al confine con l’Ucraina. La situazione assomiglia molto a quella della primavera. La minaccia di un’invasione russa dell’Ucraina annunciata da USA e Kiev oggi è naturalmente così improbabile come allora. L’Ucraina non sarebbe in grado di opporsi molto militarmente, la Russia e Putin invece avrebbero poco da guadagnare a livello politico e molto da perdere. Tuttavia, ci potrebbe essere una pericolosa escalation se l’Ucraina dovesse effettivamente lanciare una nuova offensiva militare nel Donbass. È improbabile che la Russia in tal caso starà a guardare. In ogni caso, in una escalation del genere non ci sarebbero vincitori.
La Germania sospende Nord Stream 2: manovra tattica o di principio?
L’autorità di regolamentazione tedesca ha sospeso l’approvazione del gasdotto Nord Stream 2, nonostante la situazione di approvvigionamento molto tesa in Europa e l’esplosione dei prezzi del gas naturale. Potrebbe trattarsi di una mossa tattica in un conflitto multipartitico tra UE, Polonia, Bielorussia e Russia che si combatte su diversi fronti. È possibile che si voglia spingere Mosca a esercitare un’influenza mitigante sul presidente bielorusso Lukashenko, alleato della Russia. Al momento sembra che questo stia mettendo in marcia i migranti in direzione della Polonia, dove stanno cercando di attraversare il confine illegalmente da settimane. Questo a sua volta mette sotto pressione l’UE e, allo stesso tempo, rafforza indirettamente la posizione polacca nel conflitto tra Varsavia e Bruxelles. Lukashenko, da parte sua, sta evidentemente reagendo alle sanzioni dell’UE e ai tentativi, dal suo punto di vista inaccettabili dell’UE di interferire negli affari interni della Bielorussia.
Testo a cura del Team CEE & Global Emerging Markets di Raiffeisen Capital Management
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