Le valutazioni del settore energetico sono interessanti e rimaniamo molto positivi in quanto ben si adatta alle fasi avanzate del ciclo economico. Restiamo tuttavia cauti per i prossimi mesi, preferendo le compagnie oil&gas integrate.
È possibile trovare opportunità anche nel segmento offshore (deep offshore), dove preferiamo i progetti legati al gas che, in caso di recessione, tendono a essere più solidi.
Preferiamo evitare invece le aziende con un indebitamento eccessivo, che si troverebbero in difficoltà qualora il prezzo del petrolio dovesse scendere di nuovo, e le aziende che generano un cash flow insufficiente.
Nonostante il recente trend di rialzo del prezzo del petrolio, vediamo margini per un aumento verso i 70 dollari al barile per il Brent nei prossimi mesi, poiché si prevede un ulteriore sostegno sotto forma di minore produzione da parte dei paesi OPEC.
Inoltre, ad oggi l’Agenzia Internazionale per l’Energia per il 2019 stima un incremento della domanda petrolifera analoga all’anno passato (+1,4 milioni di bbl/d). Il rischio negativo risiede principalmente in un inasprimento del conflitto commerciale tra Cina e Stati Uniti. Ciò comporterebbe una maggiore avversione al rischio e l’aumento dei timori verso un indebolimento della domanda di greggio da parte della Cina. Non ultima, anche la situazione in Venezuela potrebbe portare a ulteriori fluttuazioni nel prezzo del petrolio.
Meglio avere in portafoglio azioni energetiche
In primo luogo, non è molto pratico acquistare petrolio fisico; si può anche acquistare petrolio attraverso i future o i fondi indicizzati, ma il rischio è elevato. In generale le materie prime sono terreno degli speculatori e il petrolio non fa eccezione. Di conseguenza, a meno di essere un trader professionale, investire direttamente nel petrolio può essere una scommessa rischiosa: il potenziale di guadagno o la potenziale perdita possono essere molto elevati.
Investire in azioni di aziende operanti sul settore energetico è una strategia più prudente e meno dipendente dalle fluttuazioni del prezzo del barile. Si investe in aziende che sono produttive, che dovrebbero creare valore, migliorare le performance a lungo termine e avere rendimenti positivi anche con un prezzo del petrolio in calo o stabile. È pur vero che rimane fondamentale essere molto selettivi per individuare le aziende giuste. Investiamo in imprese che – secondo le nostre analisi – possono attraversare il ciclo del petrolio continuando a fare bene anche con prezzi del greggio più deboli.
Marc Caretti è gestore azionario mercati sviluppati di Raiffeisen Capital Management
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