Con i green bond vengono finanziati progetti ecologici che hanno un impatto sul clima. Ecco una breve guida dei principi dei Green Bond che spiega perché fanno bene a clima e portafoglio.

Lo sviluppo di standard per i green bond risale al 2014, quando diversi attori del mercato finanziario si sono riuniti e con i Green Bond Principles (GBP) hanno creato un quadro di riferimento per l’emissione di “obbligazioni verdi”.
I Principi, all’epoca elaborati per la prima volta, sono stati rivisti, aggiornati e resi più vincolanti per l’ultima volta nel giugno 2018. In generale, si tratta di linee guida volontarie che raccomandano trasparenza e divulgazione presso gli emittenti di green bond, forniscono orientamenti per le fasi più importanti del processo di emissione di un green bond “credibile” e spiegano le categorie di progetti idonei. Questi includono investimenti nei settori energie rinnovabili, efficienza energetica prevenzione e controllo dell‘inquinamento, gestione ambientalmente sostenibile delle risorse naturali e utilizzo del territorio, conservazione della biodiversità terrestre e marina, trasporto pulito, gestione sostenibile delle acque e delle acque reflue, misure di adattamento al cambiamento climatico esistente, prodotti, tecnologie di produzione e processi eco-efficienti e/o di economia circolare ed edilizia ecologica.

Fondamentalmente, i Green Bond Principles si basano su quattro pilastri. Le quattro componenti fondamentali comprendono innanzitutto l‘utilizzo dei proventi dell’emissione (Use of Proceeds). I GBP descrivono, come precedentemente illustrato, varie categorie ampiamente diversificate di progetti verdi idonei che coprono un’ampia gamma di questioni che riguardano la protezione ambientale.
In secondo luogo vi è la presentazione del processo di valutazione e selezione dei progetti (Process for Project Evaluation & Selection) che è necessario al momento dell’emissione, in quanto ogni progetto deve essere monitorato per la sua sostenibilità ai sensi dei GBP. Nella selezione dei progetti si dovrebbero affrontare i seguenti argomenti.
Innanzitutto, l’obiettivo sostenibile ambientale; in secondo luogo, la valutazione di progetto, in terzo luogo, un insieme di criteri che comprende i criteri di eleggibilità, eventuali criteri di esclusione nonché ogni altra misura per identificare e gestire potenziali rischi ambientali e sociali correlati a tali progetti.

La terza componente chiave è la gestione dei proventi (Management of Proceeds). I profitti derivanti dall’emissione di green bond devono essere accreditati in un sottoportafoglio ed è anche auspicabile stabilire una finalità specifica. In ogni caso, la trasparenza relativa all’uso dei proventi è essenziale e in questa fase potrebbe anche essere utile considerare la possibilità di un controllo da parte di revisori esterni. Fino alla scadenza del green bond, l’allocazione dei profitti netti ai progetti verdi destinati all’emissione dovrebbe essere periodicamente adeguata e dovrebbe essere reso noto il previsto collocamento temporaneo dei proventi netti non ancora destinati.
Il quarto e ultimo punto dei Green Bond Principles descrive l’attività di reporting (Reporting). Gli emittenti sono tenuti a fornire in qualsiasi momento informazioni aggiornate riguardanti l’uso dei proventi dell’emissione. Ciò significa che lo stato dei loro progetti finanziati dai green bond dovrebbe essere comunicato almeno una volta all’anno e che dovrebbe essere presentato l’impatto concreto dei progetti, vale a dire l’impact. In questo contesto, i GBP raccomandano l’utilizzo di indicatori di performance qualitativi e, se possibile, di indicatori quantitativi, come, ad esempio, le emissioni di gas a effetto serra che sono ridotte/evitate, la riduzione del consumo di acqua, e così via.

Wolfgang Pinner è Responsabile Team Investimenti Socialmente Responsabili di Raiffeisen Capital Management

Diritto d’autore: Ronaldo de Oliveira

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