Il momentum economico positivo in Russia è stato interrotto dallo scoppio della pandemia da Covid-19, le restrizioni a livello nazionale introdotte il 27 marzo sono state revocate il 12 maggio. L’attività economica è quasi completamente ripartita in numerose grandi città, tra cui Mosca, il che si riflette in un miglioramento degli indicatori congiunturali. Soprattutto i dati relativi al commercio al dettaglio stanno recuperando più velocemente del previsto.

L’accordo OPEC+, adottato nell’aprile del 2020, prevede una graduale riduzione della produzione di greggio negli Stati membri fino all’aprile 2022. A giugno era stato aggiunto che i tagli sarebbero proseguiti in questa misura più a lungo (inizialmente erano stati previsti tagli minori alla produzione da luglio in poi). A partire dal mese di agosto, i necessari tagli alla produzione vengono riportati al livello originariamente concordato. Nel frattempo, la banca centrale russa ha abbassato il tasso d’interesse di riferimento al 4,25%, altri tagli dei tassi d’interesse sono possibili in autunno.

Le aspettative di inflazione sono state riviste al ribasso (per il 2020 sono pari al 3,7-4,2%, per il 2021 al 3,5-4,0%). La banca centrale prevede un calo del PIL del 4,5-5,5% nell’anno in corso (per il 2021 è prevista una crescita del 3,5-4,5%). Queste aspettative si basano su un prezzo del petrolio rivisto al rialzo pari a 38 USD al barile (precedentemente 27 USD al barile) nel 2020 e 40 USD al barile nel 2021.

Il Presidente Putin ha emanato un decreto su cinque obiettivi nazionali – da raggiungere entro il 2030 – che oltre ad aumentare la qualità e l’aspettativa di vita e a dimezzare il tasso di povertà comprende anche la trasformazione digitale. Il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo nazionale dovrebbe rafforzare la competitività della Russia nel confronto internazionale.

Diritto d’autore: Photo by Blake Weyland on Unsplash

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