Dopo che essere stata il primo paese a essere colpito dalla pandemia da Covid-19 e, allo stesso tempo, anche uno dei primi a introdurre l’allentamento delle restrizioni, qui si può osservare come avviene il passaggio dal lockdown a una (nuova) normalità. Il rilancio della vita economica e sociale avviene gradualmente. Da un lato, le restrizioni hanno avuto un impatto negativo sui redditi privati, il che ha portato a un peggioramento del sentiment dei consumatori (con un aumento del tasso di risparmio). Dall’altro, la ripresa della produzione industriale è iniziata lentamente, dato che i magazzini sono ancora pieni e la domanda globale è ancora debole. Tuttavia, gli indicatori di sentiment pubblicati a fine luglio (per esempio, l’indice dei direttori d’acquisto cinesi) hanno sorpreso positivamente e rafforzato il quadro di una ripresa in atto, anche se questa è un incerta.

A fine luglio si è svolta la riunione trimestrale del “politburo”, il comitato centrale del Partito Comunista Cinese. La strategia a lungo termine formulata è stata quella di concentrarsi maggiormente sulla promozione della domanda e dell’economia interna. In occasione della sessione plenaria, che si terrà a ottobre, verranno elaborati il 14° piano quinquennale nonché gli obiettivi a lungo termine fino al 2035. Nel breve periodo, il politburo vuole creare le condizioni adeguate a sostenere il consumo interno e l’industria manifatturiera ed evitare il surriscaldamento del mercato immobiliare. I prestiti saranno destinati maggiormente alle piccole e medie imprese.

In questo contesto si avvicina la campagna elettorale presidenziale americana, che si rifletterà in una nuova intensificazione del conflitto commerciale tra USA e Cina. A fine luglio, il presidente Trump ha adottato un decreto che revoca lo status speciale di Hong Kong, introdotto nel 1992 a livello commerciale. Tuttavia, Hong Kong è e rimane un membro indipendente dell’Organizzazione mondiale del commercio (e quindi gode delle tariffe della nazione più favorita). Anche se gli USA dovessero imporre dazi punitivi sulle importazioni da Hong Kong ciò riguarderebbe solo una parte relativamente piccola dei beni, poiché la tassazione si basa sul paese di produzione. Ciò significa che i beni di esportazione prodotti sul continente cinese ed esportati negli USA via Hong Kong erano già soggetti a dazi punitivi in precedenza. Tuttavia, la modifica dello status commerciale di Hong Kong sta peggiorando il sentiment degli investitori e potrebbe influenzare indirettamente l’output economico locale, poiché i servizi e le attività secondarie orientati all’esportazione diventeranno meno interessanti.

Diritto d’autore: bantersnaps on Unsplash

Related Posts

I mercati azionari della maggior parte dei Paesi emergenti hanno subito forti ribassi in agosto. Da...

Dopo i forti rialzi dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali seguono generalmente fasi...

Negli ultimi tre anni, le azioni cinesi hanno sottoperformato rispetto agli altri mercati asiatici...