Chi è stato in barca a vela anche una sola volta sa che gli aficionados amano dire che la differenza tra la barca a motore e quella a vela è che nel primo caso ciò che importa è la destinazione, nel secondo il viaggio. Si può sintetizzare in questo modo: per gli amanti della barca a vela l’ingaggio emotivo inizia nel momento in cui si sciolgono gli ormeggi; per gli utilizzatori di barca a motore, invece, nel momento in cui si dà ancora in una rada per un tuffo o si attracca in una marina per l’aperitivo.
Nessuno avrebbe però mai pensato che l’esperienza di viaggio potesse contare tanto per un aeroplano, senza la possibilità di guidarlo e senza nemmeno la consueta visita pre Torri Gemelle alla cabina del comandante. Eppure, come per la barca a vela, anche l’esperienza di volo inizia ben prima dell’arrivo e si srotola lungo svariate ore di apnea dalla vita terrena. Ne formano parte lo sfavillio del duty free e il primo di una lunga serie di caffè pessimi che inizia con il bar della sala imbarchi, per proseguire con l’utilizzo di tutto quello che si trova a bordo: TV personale, cuffiette per la filodiffusione, colazione-pranzo-merenda noccioline e salviettine umidificate, mascherine per dormire e kit per le abluzioni, copertina infeltrita e pantofole blu. E l’immancabile acquisto a bordo di cui non si ha nessuna esigenza e che comunque, seppur esentasse, costa sempre un botto. Quella che chiamiamo esperienza di volo ci ha condizionato a tal punto che dopo 3 mesi di lockdown hanno iniziato a partire “voli senza destinazione”: check-in con carta di imbarco, visitina al duty free, caffè bruciacchiato in sala partenze e tutti i confort di bordo che rallegrano un volo senza aeroporto di destinazione, o meglio, che partono e arrivano nello stesso aeroporto cittadino. Così, per non perdere l’abitudine.
Dal punto di vista delle compagnie aeree si può capire: improvvisamente non hanno mercato e quel poco sopravvissuto alla pandemia per ora stenta a riprendere. Devono far girare gli aerei, assicurare ore di esperienza di volo ai propri piloti e rimpolpare i conti. Ma i passeggeri? Ha senso pagare un biglietto per imbarcarsi a Sidney su un volo che, dopo aver guardato la città dall’alto e aver consumato una cena d’autore, atterra un paio d’ore dopo ancora al punto di partenza? Tutto questo ha un costo per il passeggero – al quale va aggiunta la triste sensazione di essersi perduto – e per l’umanità tutta che sconta un aggravio dell’inquinamento per consentire il giro dell’oca in 120 minuti. Secondo i sondaggi, due ore è infatti il tempo ideale per il target di persone che smaniano per tornare in aria anche senza motivo.
Dopo i dine&fly della Royal Brunei Airlines con volo panoramico sulle isole del Borneo, quelli a bassa quota di Eva Air su Taiwan e le isole Ryukyu – sold-out per il giorno del papà taiwanese – il volo a tema “Haway Resort” di All Nippon Airwyas e il quello panoramico di ben 7 ore di Quanta Airlines, anche Singapore Airlines ad annunciare per fine ottobre l’inizio dei voli senza destinazione. Si tratta di paesi dove l’epidemia non sta picchiando troppo duro e i passeggeri sembrano felici di vivere un’esperienza senza mascherina e senza senso.
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