Mark Zuckerberg ha ridenominato il suo gruppo Meta Platform, confidenzialmente Meta. Perché la sua ambizione è portare la socializzazione oltre il social network, in un mondo parallelo dove si possa vivere esperienze immersive, invece di limitarci a guardare le foto degli altri. Zuckerberg quindi ha deciso di spostare le sue energie economiche e progettuali da Facebook (oltre a Instagram e Whatsapp) che recentemente ha mostrato il fianco a una serie di dure polemiche, al mondo virtuale. Se fosse solo in questa sparata si potrebbe pensare a una manovra di distrazione di massa dai suoi propri guai. In parte forse lo è.
Ma Zuckergerg non è da solo: gli investimenti nel virtuale annoverano Microsoft, Epic Games (Fortnite) e Roblox, le grandi aziende di giochi virtuali, persino Balenciaga, tutti interessati a sviluppare la realtà virtuale, oggi circoscritta ai Games di battaglie con armi spaziali, al metaverso, ovvero a un universo parallelo a quello reale dove la gente possa interagire attraverso avatar oleografici in un ambiente virtuale. Una gigantesca piattaforma, come Internet, con vari contributori, dove la gente possa accedere a città, strade, negozi, locali e case virtuali, portando con sé i propri dispositivi digitali reali, come il telefonino…
Metaverso: la realtà virtuale si vive con occhiali speciali
Per comprenderlo dobbiamo immaginare che una parte degli iscritti di Facebook (che oggi sono 2,8 miliardi nel mondo) acquistino i suoi Oculus Quest 2, il set di occhiali-visori e auricolari per la realtà virtuale. A questi presto si affiancheranno una serie di sensori perché le mani possano funzionare da mani e percepire la realtà virtuale nelle sue forme.
Immaginiamo quindi che qualche centinaio di milioni di persone tra qualche anno posseggano il set necessario, e che, nel frattempo, Horizon, la sezione virtuale di Meta Platform, abbia realizzato la miriade di ambienti virtuali necessari a un mondo parallelo: strade, piazze, bar, cinema, discoteche e veri e propri negozi dove acquistare prodotti e servizi virtuali. Come si pagheranno? Con una moneta virtuale, acquistabile con valute reali. Già da qualche anno Facebook sta preparando il lancio di una sua propria valuta virtuale.
Metaverso: a ognuno il suo avatar
La prima domanda, prima di quelle di ordine sociologico sulla necessità e sull’opportunità di abitare un mondo virtuale è a che pro? Cosa me ne faccio di comprare un paio di scarpe virtuali o un oggetto virtuale o ancora, visto che vanno per la maggiore, un’opera d’arte virtuale?
La risposta sta nel mondo parallelo che Horizon sta creando: case virtuali, con Horizon Home, che si possono arredate a piacimento, con lo sfondo naturale che preferiamo, e dove si possono esporre opere d’arte virtuali perché vengano ammirate durante le serate in compagnia. O gli uffici virtuali di Horizon Work, dove, grazie agli avatar, le persone di un gruppo di lavoro possono riunirsi e collaborare, anche se a distanza.
Naturalmente, poiché gli avatar ci devono rappresentare, avranno un look o skin, acquistabile nel metaverso, come oggi acquistiamo online. Ecco perché Balenciaga è entrato nel mondo fashion digitale attraverso un accordo con Epic Games per fornire le skin necessarie per vestire i personaggi dei Games Fortnite. Gli avatar possono somigliare a noi o essere tutt’altro. Ho sempre sognato di essere alta, con le gambe lunghe e rossa di capelli? Ecco che posso farlo. Ma posso anche decidere di concedermi qualche stranezza nel mio avatar del tempo libero e invece averne uno più “austero” in quello lavorativo. Quindi potremmo avere due avatar diversi.
Metaverso: tutela dell’identità e privacy i nodi da sciogliere
Quello che però desta più curiosità e preoccupazione è la commistione tra realtà virtuale e realtà reale. Una commistione tecnologica che consentirà di far apparire il proprio avatar a una riunione reale a New York o a una festa di compleanno reale a Buenos Aires, dove l’avatar si comporterà come noi, essendo noi in realtà, solo in forma di ologramma, ma interagendo con persone reali. Nella incredibile presentazione che Zuckergerg ha fatto del suo progetto ha duellato con l’ologramma di una campionessa di scherma, che nel frattempo chiacchierava con lui, in tempo reale.
Non sono marginali i problemi di privacy, per cui si può decidere di chiudere fuori dal proprio ambiente virtuale tutti gli altri e restare un po’ in santa pace. Così come si deve risolvere il problema della tutela dell’identità di ogni avatar, perché nessuno possa prendere a prestito l’identità di un altro e combinare danni di immagine, e perché no, crimini, nel mondo virtuale.
Per la tutela della proprietà il discorso è meno complicato da quando esistono le blockchain che sono in grado di registrare ogni atto di cessione di proprietà senza tema di alterazione. Il mercato dei cosiddetti NTF, Not Fungible Token (unità di valore digitali non quantificabili) sta esplodendo da quando si è trovato il modo di certificare un originale digitale e la sua proprietà. Zuckerberg immagina che tutto questo, cioè il metaverso, esisterà entro una decina d’anni e che buona parte di noi vi avranno a che fare. La pandemia ci ha fatto scoprire che si può vivere in casa, lavorare da casa e interagire online. Il metaverso sarà l’internet tridimensionale di domani che ci farà vivere esperienze virtuali con l’intensità del reale.
Testo a cura di Emanuela Notari
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