Nel 2022, la Turchia può essere considerata un vincitore a sorpresa. Il 2023 ha in serbo enormi problemi economici. Le prossime elezioni presidenziali e parlamentari sono particolarmente importanti sul piano geopolitico.

Vincitore a sorpresa nel 2022…

Nonostante l’inflazione altissima, la guerra in Ucraina, le incertezze politiche interne e una valuta con un latente rischio di crollo, le azioni turche hanno registrato forti guadagni nel 2022. In valuta locale, i corsi sono quasi triplicati; in dollari USA hanno comunque registrato un significativo guadagno di oltre 80%. Va notato, tuttavia, che esistono anche calcoli non ufficiali i quali stimano che l’inflazione effettiva in Turchia sia circa il doppio dell’85% ufficiale. La Turchia dovrebbe essere un beneficiario della guerra in Ucraina a livello economico. Essa ha assunto un ruolo di mediazione neutrale, sta rafforzando il proprio peso geopolitico e contemporaneamente sta facendo buoni affari con tutte le parti. Di conseguenza, il commercio con la Russia nel 2022 è letteralmente salito alle stelle.

…nonostante i massicci problemi economici

Tuttavia, è poco chiaro come l’economia turca possa uscire dalla spirale di surriscaldamento. I tassi di interesse di riferimento sono, in fin dei conti, ben 75 punti percentuali al di sotto del tasso di inflazione ufficiale; non ci sono soluzioni rapide per il deficit cronico delle partite correnti e la politica fiscale è regolarmente troppo espansiva. Quest’ultimo aspetto sicuramente non cambierà nel 2023, con le elezioni presidenziali e parlamentari previste per maggio.

Nel 2023 il mondo ha gli occhi puntati sulla Turchia

Vista la posizione della Turchia nel conflitto tra Russia/Cina, da un lato, e l’Occidente, dall’altro, dovrebbe essere l’elezione più importante dell’anno in termini geopolitici. Il presidente Erdogan rischia di perdere il potere dopo 20 anni da primo ministro o presidente. Il suo AKP potrebbe rimanere il partito più forte, ma molto probabilmente non raggiungerà la maggioranza assoluta. Non è ancora chiaro come si (ri)posizionerà la Turchia a livello di politica estera nel caso in cui Erdogan non dovesse essere rieletto. A Washington e Bruxelles, tuttavia, si scommette abbastanza apertamente su un cambio di potere ad Ankara, se non altro perché la Turchia di Erdogan è un partner molto importante per la Russia.

Da tempo Erdogan è in svantaggio nei sondaggi, a volte in modo significativo, rispetto ai possibili candidati di un’alleanza di sei partiti dell’opposizione. Tuttavia, il suo svantaggio in passato è stato anche più grande e l’opposizione non è così unita come sembra a prima vista. Non si è ancora accordata su un candidato comune, vi sono forti differenze di opinione su diverse questioni politiche e le alternative alla politica economica ed estera di Erdogan finora sono state formulate soltanto in modo molto vago. Pertanto, l’opposizione finora è stata in grado di trarre assai poco vantaggio dalla miseria economica.

Un’elezione con molte incertezze

Il suo compito è reso più difficile dal fatto che il suo potenziale candidato forse più promettente, il sindaco di Istanbul, Imamoglu (membro del più grande partito di opposizione CHP), a dicembre è stato condannato al carcere da un tribunale e gli è stato inoltre vietato di ricoprire cariche politiche. Quest’ultimo è apparentemente il tentativo di eliminare dal gioco probabilmente il più forte avversario di Erdogan con l’aiuto della giustizia. Entrambe le sentenze sono sospese mentre i suoi avvocati stanno presentando ricorso contro la sentenza. Ma è ipotizzabile che una decisione definitiva della Corte d’Appello possa essere emessa in primavera. In tal caso, l’opposizione potrebbe essere costretta a presentare un nuovo candidato in tempi molto brevi. Alla luce di ciò, l’alleanza di opposizione potrebbe concordare di candidare il leader del partito CHP Kilicdaroglu, che ha già avanzato le proprie pretese. Tuttavia, sarebbe probabilmente uno sfidante molto più debole e addirittura il candidato preferito di Erdogan per le elezioni. Le cose si complicano se l’opposizione si metterà comunque d’accordo su Imamoglu. Escluderlo dalle elezioni sulla base di una sentenza del tribunale potrebbe anche rivelarsi un boomerang per Erdogan. In ogni caso, l’esito delle elezioni è ancora incerto e un’addio a Erdogan prematuro. Per i mercati finanziari turchi e la lira turca ciò implica un enorme potenziale per oscillazioni dei corsi.

A cura del Team Cee & Global Emerging Markets, Raiffeisen Capital Management

Diritto d’autore: Foto di James Bold su Unsplash

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