Lo scoppio del conflitto in Medio Oriente ha portato nuovi elementi di incertezza sul mercato. Vediamo qual è l’impatto sugli asset finanziari.

Guerra in Israele: quali scenari ci aspettano

  • Una serie di commando armati di Hamas, provenienti dalla Striscia di Gaza, hanno attaccato inaspettatamente postazioni militari e insediamenti israeliani, uccidendo, ferendo e catturando numerosi soldati e civili. Migliaia di razzi sono stati lanciati in pochissimo tempo contro obiettivi in Israele.
  • Israele ha risposto con massicci attacchi aerei su Gaza e nella zona di confine con il Libano e con la mobilitazione di centinaia di migliaia di riservisti. Il Primo Ministro israeliano Netanyahu ha annunciato azioni di rappresaglia di una gravità senza precedenti e ha giurato alla popolazione israeliana una lunga e sanguinosa guerra contro Hamas. Allo stesso tempo, ha avvertito l’Iran e le milizie di Hezbollah, sostenute dall’Iran, di non intervenire nel conflitto.
  • Cosa potrebbe accadere in futuro? Tutto dipende dalla domanda se il conflitto rimarrà circoscritto a Israele o se anche altri Paesi ne verranno coinvolti. È impossibile prevederlo oggi con certezza. Al momento, tuttavia, molti elementi suggeriscono che il conflitto non si trasformerà in una grande guerra, almeno non nel prossimo futuro. Tuttavia, non si può escludere una conflagrazione a livello regionale.

Guerra in Israele: l’impatto sui mercati finanziari

A parte i mercati finanziari del Medio Oriente, i mercati azionari di tutto il mondo hanno reagito con relativa calma. Anche il prezzo del petrolio è salito solo moderatamente. La stragrande maggioranza degli operatori dei mercati finanziari attualmente continua a ritenere che il conflitto permarrà limitato e di durata relativamente breve.

  • Se dovesse emergere una maggiore probabilità di espansione del conflitto, il prezzo del petrolio potrebbe salire in modo più significativo, così come il dollaro e i titoli di Stato statunitensi.
  • La fuga verso il dollaro e i titoli di Stato statunitensi come “beni rifugio” potrebbe far passare in secondo piano, almeno temporaneamente, la politica monetaria e il problema dell’inflazione, portando a un calo dei rendimenti e a un aumento del dollaro USA.
  • Gli asset più rischiosi (azioni, obbligazioni ad alto rendimento, obbligazioni dei mercati emergenti) finirebbero probabilmente sotto pressione in un simile scenario. Almeno questo è quanto suggerisce l’esperienza passata, ma naturalmente ciò non significa che questi movimenti debbano verificarsi anche questa volta.

Testo a cura del Team Raiffeisen Capital Management

Diritto d’autore: Foto di Timon Studler su Unsplash

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