La pandemia ha rivelato il lato più debole delle nostre città nelle quali, secondo le Nazioni Unite, si è sviluppato il 95% dei contagi, a dispetto di una popolazione pari al 50% di quella mondiale.
Il risultato è una corsa a comprar casa nell’hinterland alla ricerca di maggiori spazi aperti e, a parità di costo, maggiori spazi interni per lo smart-working e la didattica digitale. Ma quando le città torneranno a vivere una vita normale, e il lavoro anche, la distanza rischierà di peggiorare la situazione aumentando il traffico e l’inquinamento.

Anche prima della pandemia, la sostenibilità ambientale aveva già puntato il dito contro le città che sviluppato il 39% delle emissioni di carbonio – il 28% dovuto a riscaldamento, cottura cibi e illuminazione, l’11% rimanente a materiali e processi di costruzione che rilasciano emissioni durante tutto il ciclo di vita degli edifici. Se le città non saranno ripensate in chiave di sostenibilità, non potremo raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Eppure nelle città si produce l’80% del PIL mondiale. E anche questo conta. Come fare quindi?

Proprio l’emergenza che stiamo vivendo e le urgenze dettate dall’indifferenza dei governi rispetto all’invecchiamento della popolazione potrebbero suggerire una revisione dell’edilizia urbana attraverso una serie di accorgimenti smart e di co-housing che possono fare la differenza. E non necessariamente solo attraverso nuove costruzioni. Quando ci sono la volontà e la visione possono esserci anche i finanziamenti.
L’Empire State Realty Trust che possiede l’Empire State Building, e molti altri edifici adibiti ad uffici nelle grandi città degli USA, nel 2006 ha deciso una ristrutturazione del grattacielo di New York in chiave di risparmio energetico – rimodernando tutte le 6.514 finestre riutilizzando al 96% infissi e vetri originali e sostituendo i 67 ascensori con modelli recentissimi che sviluppano energia invece di calore nella frenata. Il risultato è stata una riduzione del consumo energetico dell’edificio più famoso al mondo del 40%, pari a un risparmio di 4,4 milioni di dollari l’anno.
Le soluzioni di efficientamento energetico sono quindi il primo fronte di ripensamento dell’edilizia urbana, specie in caso di ospedali, case di cura, uffici e abitazioni destinate ad anziani che vivono per il 40% in case non sufficientemente riscaldate o si svenano per riscaldarle.

Ma il concetto di città SMART non guarda solo al pur apprezzabile obiettivo di risparmio energetico. La sostenibilità ambientale nella concezione moderna ha a che fare anche con una convivenza comunitaria solidale. Le nostre città hanno perso il senso di comunità nell’erosione dei quartieri, nella ecatombe di piccoli esercizi, nelle periferie tristi senza un’ombra di servizi – il tutto assecondato da una reazione legittima ma perniciosa dei cittadini che per difendersi hanno scelto di chiudersi in casa propria. La differenza di vita di relazione tra ex case di ringhiera, spesso gradevolmente ristrutturate, e condomini parla da sé: in questi ultimi si conosce, se va bene, il proprio vicino di pianerottolo e chiusa lì. Nelle case con una corte o ballatoi comuni è più facile che le persone si conoscano, si aiutino, magari anche si stiano antipatiche ma anche questo è rapporto umano.
Lo sanno più di tutti gli anziani, che anelano al rapporto comunitario e che il Covid ha segregato in case nelle quali spesso non si può nemmeno parlare da una finestra all’altra.

Le nuove città smart hanno nella creazione di “isole di convivenza” il motore che spingerà a valorizzarle, una specie di reinvenzione del vecchio quartiere dove si conoscono tutti. Isole nelle quali si potrà godere di aree pedonali, spazi all’aperto, luoghi di ritrovo, negozi e servizi comuni, iniziative di sostegno per i più deboli, biblioteche di nuova concezione. Ed edifici dove vivere sarà compatibile con l’ambiente e con la protezione della propria salute personale, dove chi ha problemi di mobilità non sarà isolato e gli anziani avranno sempre qualcuno vicino.
E la tecnologia tesserà la rete che tiene insieme questi atolli cittadini dentro la città.

Tra gli esempi italiani, il quartiere Giardino a Cesano Boscone. Condomini che condividono un’area residenziale con spazi verdi, 1.500 appartamenti per 5.000 residenti, serviti da rete wi-fi e sistema di app di quartiere, sviluppata da Planet App e gestita da un community manager, che permette a tutti i condomini di conoscere le notizie che li riguardano, le attività del quartiere, le previsioni del tempo, i dati relativi alla qualità dell’aria e persino di chiedere aiuto in caso di emergenza. Vengono fornite comunicazioni relative all’ottimizzazione della separazione dei rifiuti e l’umido è raccolto in un compost condominiale che serve a fertilizzare gli orti cui tutti possono dedicarsi.
L’illuminazione è smart, a led e autonoma (si accende all’imbrunire e si spegne all’alba) e i condomini hanno accesso a una biblioteca di book-crossing e una “biblioteca delle cose” dove sono messi a disposizione di tutti strumenti di uso domestico sporadico ma di ingombro costante come, per esempio, un trapano o attrezzi di giardinaggio. O magari, perché no, qualche lavatrice e qualche asciugatrice. L’idea è di Palladium Group, gruppo di costruzione edile, e la digitalizzazione è ad opera di Planet Smart City.

Aggiungiamo all’esempio del Quartiere Giardino le iniziative di volontariato di cui l’Italia è costellata, e ci troveremo in una situazione idilliaca dove anche gli ospiti anziani o disabili avranno a disposizione servizi a domicilio e assistenza in caso di bisogno. Senza contare che uno spazio condominiale inutilizzato potrebbe ospitare una palestra o un’area fitness e di tanto in tanto una cena condominiale per chi ama fraternizzare. E uno spazio smart-working accessoriato di  computer e stampanti con un costo on demand, con magari una sala riunione prenotabile in caso di necessità. E magari una sala giochi per bambini.
Quando la rete tecnologica e gli spazi comuni tengono tutti insieme è difficile che l’iniziativa individuale separi e la volontà di stare meglio insieme sarà un pozzo di ispirazione. La vita di isolamento cittadino rimarrà un ricordo di un’epoca di transizione tra le comunità agricole e le comunità urbane.

Testo a cura di Emanuela Notari

Diritto d’autore: Photo by “My Life Through A Lens” on Unsplash

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