Sta diventando anziana la generazione più numerosa e istruita della Storia, i Boomers, che ha studiato e viaggiato molto di più di chi l’ha preceduta, ha coltivato la propria individualità come forse mai prima e sviluppato interessi cui dedicarsi anche nella fase del pensionamento, tradizionalmente considerato un periodo di puro riposo o un’eterna vacanza.

Arrivare a all’età della cosiddetta vecchiaia ancora più o meno in salute, fondamentalmente curiosi e intenzionati a godersi la vita il più possibile, è uno dei regali più belli della nuova longevità, e sicuramente frutto della maggiore cultura ed esperienza di cui si diceva. Ma va conciliato con la consapevolezza che l’aspettativa di vita di domani, che sfiorerà i 100 anni, impone che tale vivacità cognitiva sia coltiva in un ambiente sicuro dal punto di vista fisico, per ridurre le occasioni di cadute e incidenti che tendono a sfociare spesso in ricoveri in RSA, dove, inevitabilmente, tutto si spegne.

Per questo negli USA si sta ripensando anche all’offerta di residenze per anziani, dove sicurezza e comfort e socialità sembrano non bastare più per i nuovi longevi. Così sta nascendo un mercato di co-housing, più che di senior housing, basato sulla condivisione di uno specifico interesse, coltivato da amatori o da praticanti: la musica, l’arte, la letteratura, il cinema, il golf, il fai-da-te, il mindfulness. Così le persone hanno una motivazione personale per vendere la propria casa in tarda età e trasferirsi in un posto più confortevole e sicuro, che in più asseconda le loro passioni.

I dati Istat sulla popolazione italiana over 75, l’età in cui statisticamente si decide, eventualmente, di trasferirsi in una residenza per persone senior attive, ci dicono che per il 60% è donna e la percentuale sale al salire dell’età: le donne infatti sono più longeve degli uomini. Vivono in coppia 7 uomini su 10, mentre per le donne il rapporto è 3 su 10: maggiore longevità infatti fa salire l’indice di vedovanza nella popolazione anziana femminile. Il 56% degli over 75 vive quindi solo, per lo più in case grandi e per niente efficienti dal punto di vista energetico.

Anche i residenti di quel poco di senior housing già approdato in Italia è per lo più single, vedovo o divorziato, in maggioranza donna, il che aiuta a comprendere come il tema delle passioni e degli interessi intorno ai quali creare una comunità sia tutt’altro che peregrino. È una caratteristica prettamente femminile infatti mantenere vivi i propri interessi e svilupparne di nuovi anche in tarda età. Immaginiamo una ex professoressa in pensione o un giornalista anziano, se a tutti gli a-tout di un abitare sicuro e confortevole si associasse la location vicino a una università che offre corsi e approfondimenti culturali, non avrebbero un motivo – anzi, una motivazione, cosa ben diversa – in più per scegliere di trasferirvisi? Oppure una signora interessata alle discipline olistiche che probabilmente sceglierebbe più volentieri un co-living per senior attivi centrato su yoga e tecniche di meditazione. Oppure un vecchio musicista o una signora melomane nei confronti di una struttura con una sala musicale e un home theatre interno con un cartellone di spettacoli musicali.

È quello che Sara Zeff Geber, esperta di temi legati alla longevità, pubblicista e speaker americana, ha chiamato Intentional Living, portando l’esempio della senior community MPTF, Motion Picture & Television Fund. L’organizzazione si occupa tra le altre cose di residenze per anziani appartenenti a quello stesso mondo. Accanto al giardino, la piscina e la palestra, la loro offerta elenca un teatro da 250 posti dove vengono proiettate le ultime novità cinematografiche e una specie di in-house studios dove continuare a coltivare i propri talenti.

Senza andare troppo lontano, a Milano c’è la Casa per musicisti anziani, dalle cui finestre giungono accordature e arie musicali a tutte le ore. Scegliere di mantenere vivo un interesse può aiutare a mantenere vivi se stessi e, se è condiviso con una comunità, anche la socialità, così rilevante per restare in buona salute fisica e mentale in tarda età. Tutto questo si traduce in anziani e relative famiglie più sereni e in una riduzione di spesa per la sanità statale. Per non dire della prospettiva di ristrutturazione di un patrimonio immobiliare vetusto, le case che questi hanno lasciato, che, se non fosse passato di mano, facilmente non sarebbe mai stato ammodernato per tutta la durata della loro lunga vita.

La proposta di un’evoluzione del senior housing in co-housing tematico è espressione di una tendenza già agganciata abbondantemente dai grandi player del settore immobiliare nelle città nei confronti degli studenti: comunità residenziali dove vivere, studiare, condividere. Non il vecchio studentato dormitorio, ma un posto dove convivere tra persone che hanno gli stessi interessi. Non è in fondo molto simile al concetto delle residenze tematiche per senior? La differenza la fa il tipo di interesse, nel caso specifico l’università, lo studio, la musica e l’arte contemporanea, con mostre ed eventi. Il contorno, che per gli studenti è il bar dove ritrovarsi, connessione ovunque e aree verdi dove far due chiacchiere, nel caso dei senior è la sala fitness, il ristorante, il parrucchiere. Ma il collante è la motivazione a condividere un interesse. Mutati smutandi, sempre un co-housing tematico.

L’estate appena trascorsa ha visto una campagna sui social da parte dei pochi senior housing italiani per anziani attivi che, in tempi post-pandemici che hanno visto ridursi l’affluenza di ospiti, offrivano appartamenti per soggiorni di vacanza temporanei. Quante famiglie sarebbero più tranquille se il proprio parente anziano passasse una vacanza in un posto protetto, in mezzo al verde, servito e riverito, anziché stare solo a casa in città o condizionare le scelte di vacanza di tutta la famiglia? Un’intelligente campagna di prova per schiodare l’idea che il senior housing puzzi un po’ di ospedale e mostrare a un mercato ancora ignaro che strutture di questo tipo possono sorgere in luoghi ameni e ristoratori, prevedere intrattenimento, buona cucina e socialità.

Gli anni a venire diranno come evolverà questo mercato anche in Italia, appena nato e già oggetto di sollecitazioni in direzioni diverse.

Testo a cura di Emanuela Notari – Active Longevity Institute

Diritto d’autore: Photo by Zoltan Tasi on Unsplash

 

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