Una recente ricerca Moneyfarm in collaborazione con Smileconomy ha rivelato che le separazioni sono in aumento al ritmo di una richiesta ogni 5 minuti, un aumento dell’11% tra il 2010 e il 2019 (ultimi dati disponibili), arrivando a sfiorare le 100.000 richieste l’anno. In testa alla classifica il Sud Italia con aumenti del +66% in Calabria, 45% in Abruzzo e 34% in Molise, mentre tendono a diminuire in Lazio e in alcune regioni del Nord.
I divorzi sono anch’essi in aumento ma pur sempre in diminuzione rispetto al boom che si era registrato subito dopo l’approvazione della riforma di legge sul divorzio breve (201-2016). Resta però confermato che non tutte le separazioni si trasformano in divorzio e questo è sicuramente l’ambito più delicato per chi, come i consulenti finanziari, assiste le parti della coppia che va in frantumi. I diritti successori dei coniugi, com’è noto, permangono anche in costanza di separazione legale. Il protrarsi di questo stato potrebbe mettere quindi a rischio eventuali partner sopraggiunti con i quali si fosse instaurata un’unione di fatto, poiché questi, al contrario, non hanno alcun diritto successorio, nemmeno quello a permanere nella casa di proprietà del partner che dovesse venir meno (salvo periodi molto limitati – da 2 a 5 anni – in funzione della durata della relazione e della presenza di figli della coppia).
Questa instabilità coniugale diffusa e la denatalità imperante che vede diminuire il numero di coppie con figli dall’attuale una su 3 a meno di una su 4 nel 2041, si associano all’aumento della longevità e al corrispondente aumento del numero di persone anziane sole (o per rottura di un precedente vincolo coniugale o per vedovanza). Tutto ciò fa dire a Istat che nel 2041 ci saranno verosimilmente 10,2 milioni di persone che vivono da sole, un aumento del 20% in 20 anni, a fronte però di una popolazione totale in diminuzione (54,6 milioni di persone stimate nel 2041 rispetto ai 59,2 del 2021). Eppure, secondo le stime Istat, il numero di famiglie crescerà di un milione di unità. Sempre meno residenti quindi, famiglie sempre più frammentarie e, in generale, sempre più solitudine.
Un’evoluzione della famiglia e della società che avrà riflessi non indifferenti non solo sulla consulenza patrimoniale che dovrà tenerne conto per adeguarsi a obiettivi e rischi di un esercito di single, ma anche e soprattutto sul mercato immobiliare. Le case degli attuali anziani infatti sono per il 50% composte da almeno 4 locali + servizi, un patrimonio immobiliare vecchio, poco efficiente energeticamente e troppo grande che dovrà essere convertito in abitazioni più moderne e più piccole per poter offrire a tutte le mini-famiglie future una soluzione abitativa adeguata. Probabilmente questa restrizione dei nuclei familiari spingerà anche a un aumento delle locazioni, rispetto alla proprietà, più in linea con vite solitarie e verosimilmente più erratiche: molti professionisti single potrebbero infatti trovare più consono al proprio stile di vita e alle proprie prospettive un affitto anziché l’onerosità di un acquisto.
Testo a cura di Emanuela Notari
Diritto d’autore: Foto di Hutomo Abrianto su Unsplash