I senior living sono arrivati anche da noi da qualche anno e piano piano si stanno diffondendo. I primi ad aver aperto, due catene francesi, sembrano finalmente non combattere più con l’eterno misunderstanding: che non si tratti di ospizi l’hanno capito anche i sassi grazie alle campagne che mostrano una convivenza socievole e sostanzialmente spensierata. Chi si avvicina a un senior living, essendo una persona dotata di autonoma, cerca soprattutto due cose: compagnia e la sicurezza che in caso di bisogno, dal lavandino intasato a una caviglia slogata in casa, c’è qualcuno che risponde sempre, come la concierge di un albergo.

Ma la presenza di altri servizi di comfort, come il ristorante interno, appuntamenti di fitness o di giochi di società, palestra o parrucchiere, fanno pensare a una cosa più simile a un club. Quanto costa vivere in una casa propria, ma poter condividere il tempo libero con i propri simili e sapere che dietro a un campanello c’è sempre qualcuno, contando magari su una palestra privata e un ristorante in-house? Costa più che una casa in un condominio qualsiasi, ovvio, e ancora un po’ di più per via dei servizi aggiuntivi. Diciamo tra i 2.000 e i 3.000 euro al mese, se le informazioni di cui dispongo sono corrette, perché le tariffe non sono pubblicate sui rispettivi siti. Ergo, il senior living all’italiana è una soluzione adeguata per persone per lo più sole, di classe economica medio-alta (o quello che una volta corrispondeva alla vecchia classe media con risparmi adeguati).

Senior living: cosa si trova in Italia

L’entrata più recente nel segmento del senior living è quella di Guild che insieme con Specht sta aprendo a Siena il primo di una serie di strutture di alto standard. Non ho idea di quanto costeranno gli appartamenti, ma la scelta dei criteri pubblicitari mi fa dire che saremo davanti a un esempio di senior living stellati per una clientela di classe economica alta. Non sorprende visto che negli Stati Uniti, dove il settore è molto sviluppato, ci sono interi villaggi in campagna o super condomini in città dedicati alla longevità di chi può spendere. E allora ai servizi offerti si aggiungono appuntamenti culturali, chef stellati, arredamento esclusivo e il glamour di un grande albergo. Resta da vedere come reagirà il pubblico italiano ma l’attrattività di una vecchiaia in grande stile è garantita.

Cosa ne sarà di tutti gli altri? Di chi non può spendere minimo 2/3 mila euro al mese (e sono tanti) ma pure avrà bisogno come tutti di compagnia, un filo di sicurezza e comfort e qualcosa da fare che lo distragga dal vuoto del tempo libero? Molte esperienze territoriali in Italia, in Spagna e in altri paesi offrono spunti per un’organizzazione del tempo libero e dell’assistenza degli anziani di tipo comunitario, modificando le città, come nel caso delle superillas spagnole, affinché tornino al concetto del quartiere, seppur rivisitato, dove nel raggio di 15 minuti si trova tutto quello che serve e le aree pedonali e verdi invitano a sfar due passi e sedersi ogni tanto a fare due chiacchiere tra vicini. Resta però il fatto che gli abitanti invecchiano in casa propria, spesso case di proprietà, spesso vecchie esse stesse, poco o per nulla efficienti dal punto di vista energetico e certo non disegnate per la sicurezza di inquilini grandi anziani.

Senior living: edilizia e assistenza i settori chiave

È qui che deve rivolgere la sua attenzione il mercato edile dopo la sbornia dei superbonus, allo sviluppo di un settore dedicato all’adeguamento degli appartamenti dei nostri senior che vogliano vivere fino a 90 anni in autonomia. Le soluzioni esistono già e ogni buon architetto saprebbe individuarle, quello che manca è la visione. Eppure il mercato esiste in altri paesi, corredato, in alcuni, da un settore di intermediazione immobiliare specializzato nella vendita delle case di famiglia e l’acquisto di case più piccole ma disegnate per garantire maggior sicurezza e comodità.

Cosa manca all’appello? L’implementazione della tanto promessa assistenza a domicilio che da noi, Paese più vecchio al mondo dopo il Giappone, fa sorridere – se non piangere – per l’esiguo monte ore medio a disposizione di ogni anziano non autosufficiente. La Germania, che da tempo ha reso obbligatoria per tutti la polizza LTC, ha risolto il problema alla radice e oggi non solo ogni cittadino tedesco sa di poter contare sull’assistenza gratuita nel caso di perdita dell’autonomia ma può addirittura decidere di costruirsi un mini senior living su misura, come succede a quanto pare spesso e volentieri, lasciando o vendendo casa propria per condividere con un gruppo di amici della stessa età un appartamento più grande, con la sicurezza che una persona verrà ad assisterli in casa loro quando e se ne avessero bisogno.

Gli USA stanno sperimentando soluzioni di senior living più economici (il costo medio negli USA per un senior living è di 3.811 dollari al mese), riducendo per esempio le cene servite a 3 alla settimana in favore di un maggior numero di cene preparate autonomamente nei propri appartamenti e richiedendo ore di collaborazione volontaria alla gestione da parte degli ospiti, ma i primi casi sembrano dare prospettive di breakeven a più di 10 anni.  Il rischio è che si giochi sulle economie di scala, allargando la capienza in senso opposto a quanto le esperienze di comunità senior hanno insegnato: piccolo è bello, piccolo è gestibile, piccolo è qualità.

Testo a cura di Emanuela Notari

Diritto d’autore: Foto di JD Mason su Unsplash

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