Negli ultimi tre anni, le azioni cinesi hanno sottoperformato rispetto agli altri mercati asiatici e agli indici globali. Mentre la maggior parte dei mercati azionari è tornata al di sopra dei livelli che si registravano pre-Covid, l’indice MSCI China rimane addirittura al di sotto del livello più basso registrato a metà marzo 2020 a causa dal crollo del Covid.
Le ragioni che determinano questo scenario sono molteplici:
- Geopolitica: le crescenti tensioni con Stati Uniti, paesi europei e Taiwan hanno causato l’aumento del premio per il rischio delle azioni cinesi.
- Repressione tecnologica: l’ingerenza arbitraria del governo negli affari delle principali aziende tecnologiche cinesi come Alibaba o Tencent ha generato incertezza tra gli investitori.
- Conseguenze dei lockdown Covid: la strategia Zero Covid della Cina è stata eccessivamente rigorosa e non equa. Di conseguenza, il sentiment e la propensione al rischio della popolazione non sono migliorati. Ciò è evidente, ad esempio, nel recente aumento della propensione al risparmio e nel calo della fiducia dei consumatori, che hanno fatto sì che la riapertura fosse cauta. Il forte calo dell’inflazione indica che ci sono ancora dei rallentamenti. Anche se quest’anno il PIL cinese può ancora crescere del 4 -5%, ma si tratta di una crescita rispetto alla debolezza dell’anno precedente dovuta al Covid.
- Debolezza relativa della Cina nel settore dell’intelligenza artificiale e dei semiconduttori : il 2023 è stato guidato dalla tecnologia dei semiconduttori e soprattutto dall’intelligenza artificiale. Gli indici azionari dei paesi con società leader in questi settori stanno ottenendo risultati (molto) positivi. Tuttavia, la Cina non è uno di questi paesi.
Oltre a tutti questi fattori, la crisi immobiliare si è recentemente intensificata. Soprattutto le aziende non pubbliche operanti del settore si trovano a dover affrontare veri e propri problemi di liquidità. I potenziali acquirenti di immobili non hanno fiducia nella capacità di sopravvivenza di molte grandi società immobiliari, pertanto non sono propensi ad acquistare o a depositare degli acconti.
Questo scenario ha messo in difficoltà il settore già pesantemente indebitato e si registra una pressione crescente anche per le aziende fondamentalmente solide. Se nel 2021 l’insolvenza di Evergrande poteva ancora essere imputabile a un livello di indebitamento eccessivamente elevato, nel 2023 con Country Garden è stato coinvolto un attore relativamente difensivo, questo dimostra che la crisi è tutt’altro che risolta e probabilmente sarà necessario l’intervento del governo per fermare la diffusione della crisi. Finora, però, proprio questo intervento è stato molto cauto e poco incisivo. Le misure annunciate finora non hanno sortito alcun effetto.
Naturalmente seguiamo la situazione con attenzione. Perché anche se può sembrare insolito, non è completamente da escludere uno sviluppo positivo delle borse cinesi. Il sentiment nei confronti delle azioni cinesi non è ottimista e i problemi sopra menzionati sono ampiamente discussi.
Se il governo riuscisse a stabilizzare la situazione o a migliorarla passando da negativa a non così grave, ciò in una situazione di ipervenduto potrebbe essere sufficiente per generare dei guadagni notevoli. Finora, tuttavia, non si è osservata da parte del governo un’azione decisiva per contrastare la crisi. Per questa ragione, l’atteggiamento del gestore e del team di gestione resta cauto.
Testo a cura degli analisti di Raiffeisen Capital Management
Diritto d’autore: Foto di milos tomasevic su Unsplash