È credenza comune che chi passa la soglia della vecchiaia, cioè viaggia verso i 70 e guarda prospetticamente a una vita molto più lunga di quella delle generazioni che l’hanno preceduto/a, veda aumentare la propria apprensione per alcuni fattori che, a qualunque età, determinano il benessere di una persona: capacità di mantenere il proprio tenore di vita, buona salute fisica, buona salute mentale. Ma tanti anni nella comunicazione mi hanno insegnato che bisogna sempre chiedersi cosa c’è in fondo al cammino: stare bene? Sì e poi? Come nel gioco dei perché che affligge i genitori di figli piccoli che li stremano in una ricerca spiroidale del fine o della ragione ultimi, anche in questo caso salute, capacità di spesa, una testa lucida hanno un secondo fine, l’autonomia, quello che davvero conta.
Questa nuova longevità ha in quale modo sostituito la paura della morte e la paura di soffrire, con la paura di perdere autonomia. Gli anziani non autonomi sono meno del 30% del totale (il dato del 20% riportato ancora in molte sedi è superato: secondo gli ultimi rapporti siamo a 3,8 milioni di individui, pari al 28% degli over 65). A buon senso, però – e quello ai senior non manca – è sugli over 75 che andrebbe misurato il dato. E se lo misuriamo su questa fascia di età che comprende 7 milioni di individui superiamo di poco il 50%. Ecco da dove viene la paura, dalla realtà di milioni di anziani non autonomi e 7,5 milioni di familiari caregiver.
Ciò che le persone cosiddette anziane temono di più è dover dipendere da altri, dover chiedere ad altri, non essere più indipendenti nelle proprie scelte, dover demandare. Lo stato di dipendenza è terreno comune a tutti nell’infanzia: non siamo noi a poter scegliere dove, come e quando si va in un posto piuttosto che un altro, cosa si mangia a pranzo, cosa si fa domenica. Poi l’età adulta è un cammino di costruzione di un sé indipendente, chi più chi meno. Alla vigilia della vecchiaia lo spettro è quello di dover rimettere nelle mani di un parente – nel migliore dei casi – le proprie scelte, i propri movimenti, la determinazione di sé. Una specie di regressione infelice.
L’annuncio rivolto alle aziende che navigano le acque della longevity economy è quindi, occhio che il valore che sta in fondo alla lista dei perché è l’autonomia, più che il benessere fine a se stesso. Bisogna tenere conto nel formulare l’offerta di nuovi prodotti e servizi. Inoltre, l’indipendenza che si cerca a “una-certa-età” non è l’indipendenza che si può volere a 20 anni, sacco a pelo in spalla e pollice all’aria. E’ diversa. E’ una forma adulta di autonomia consapevole però della necessità di condividerla, autonomia in un contesto socio-parentale che ci rassicuri rispetto al rischio della solitudine. Sfuggire lo spettro della solitudine è un altro valore per i senior di oggi. E anche questo viene dalla realtà di tanti anziani senza figli o con figli trasferitisi in altre geografie per un lavoro migliore o una formazione più ricca.
La conferma arriva anche dall’ultima ricerca SWG per Kearny denominata Settantennials, i cui risultati presentati di recente riassumono così ciò che il gruppo di popolazione in questione più teme: l’impoverimento economico 34%, solitudine e inattività 42%, malattia fisica e mentale 85%.
Dati che incrociamo con le risposte alla domanda “siete soddisfatti dei servizi disponibili nel vostro territorio di residenza” per cavarne uno spunto interessante: in un’Italia in cui non si trovano più medici di famiglia e la lista d’attesa per una visita oculistica è almeno di un anno, ecco la classifica delle maggiori inadempienze:
La salute c’è nella lista, ovviamente, ma colpiscono al 68% strutture abitative adeguate, al 58% gestione della casa e al 53% attività ludico/ricreative. Dati che ci raccontano che gli over 65 italiani autonomi e attivi sono in buone condizioni anche se, sappiamo da altri dati, con sempre più patologie croniche, patologie che una volta sarebbero costate la vita e oggi vengono curate tanto da conviverci. Cosa vorrebbero? Cosa manca? Intrattenimento, vivere in modo sicuro e confortevole in casa propria, compagnia e socialità ma anche autonomia e indipendenza.
Evidentemente, sebbene lo stato del sistema sanitario nazionale non sia sconosciuto ai senior, è ancora forte lo strascico dell’aura di efficienza, a macchia di leopardo eccellenza, della sanità cui eravamo abituati da decenni e che adesso si sta sgretolando. Ci si conta ancora, insomma. I politici dovrebbe comprendere il grande voto di fiducia che questo implica.
Testo a cura di Emanuela Notari
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