Per strano che possa sembrare, le aziende e spesso anche i Governi accordano ad economisti ed esperti di profilazione molta più fiducia di quanta ne accorderebbero a un esperto di demografia applicata ai mercati. Eppure la demografia è una scienza esatta che, se tenuta in conto, può preavvisare di cambiamenti in arrivo e, quando questi sono già in atto, misurarne la portata presente e futura. La demografia è fatta di numeri e i numeri e i loro andamenti, salvo cataclismi improvvisi, sono affidabili, molto più di tante previsioni che gli economisti hanno fatto cui sono sfuggiti svariati cigni più grigi che neri.
Fenomeni demografici: il caso dei voli aerei
In un recente articolo per Market Watch, Joe Coughlin, esperto di longevità e direttore dell’AgeLab dell’MIT di Boston, ha portato un esempio recente e vistoso: il mercato dei voli aerei in grande difficoltà con tanti aerei a terra, partenze cancellate e ritardi. Secondo il parere di Coughlin il Ministero dei Trasporti US e le riviste che si occupano di questo settore avevano già evidenziato da tempo una rivoluzione demografica in corso: le ondate di pensionamenti, il calo delle leve più giovani e il numero crescente di Baby Boomers pensionati interessati a viaggiare.
Ecco come invecchiamento anagrafico della forza lavoro, carente tasso di sostituzione/formazione, caduta del numero di nascite, approdo dei Baby Boomers alla pensione hanno cambiato il mercato dei voli.
- La scarsità di piloti era già segnalata negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, quella dei lavoratori di terra degli aeroporti pure e i controllori di volo erano a scadenza anagrafica: nell’era Reagan c’era stata una quasi totale sostituzione dei controllori e le nuove assunzioni dell’epoca sono oggi in età di quiescenza. Non se ne sono né reclutati né formati abbastanza, e oggi negli USA il numero di controllori di volo è del 10% inferiore a quello di 10 anni fa.
- Mancano anche assistenti di volo, il cui invecchiamento veniva segnalato da un report del Population Reference Bureau del 2009 come fattore di cambiamento strutturale della forza lavoro delle linee aeree: tra il 1980 e il 2007 l’età media degli assistenti di volo è passata da 30 a 44 anni, e oggi è 49. Molti vanno in pensione e chi resta è in burnout e rinuncia all’ennesimo turno che non è in grado di reggere, provocando ritardi e cancellazioni.
- Nel frattempo sono andati in pensione e stanno andando in pensione i Baby Boomers. Persone abituate a una vita ricca di stimoli, con sufficienti risparmi da parte per tradurre in pratica il vecchio sogni di tutti quelli vicini alla pensione di dedicare l’eccesso di tempo libero a viaggiare. La pandemia con il lock-down ha inoltre fomentato la voglia di muoversi e riaprirsi al mondo.
Nessuna di queste cose è accaduta dalla sera alla mattina. Bastava parlare con un demografo per rendersene conto o forse bastava uscire dal proprio club ristretto per vedere come cambia la società che ci sta intorno. Quante aziende monitorano l’andamento demografico della propria forza lavoro? E quante pensano a come sta cambiando la platea dei propri consumatori? Il caso del mercato dei voli aerei dimostra che capire i fenomeni demografici conta più dei dati economici.
E ancora. Quante società di collocamento e responsabili delle risorse umane stanno pensando a come coinvolgere e sostenere i lavoratori senior invece di considerarli anagraficamente scaduti per far fronte alla mancanza di giovani? O aspettano tutti di scoprire di dover affannosamente cercare 4.000 assistenti di volo per far fronte alla domanda di spostamenti, come United Airlines?
Testo a cura di Emanuela Notari
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