Negli Stati Uniti un adulto su due è single, 16 milioni tra gli over 65. In Canada lo scorso anno per la prima volta nella storia del Paese più persone vivevano da sole che in qualunque altra forma di coabitazione. Nemmeno in Italia si scherza con 8,4 milioni di persone che vivono da sole, di cui la metà circa over 65. Nella parte alta delle fasce di età, il numero maggiore è tra le donne over 75, con una su due. A pesare sicuramente la vedovanza, ma è in crescita anche il numero di divorzi tardivi che negli USA è raddoppiato tra il 1990 e il 2010 e continua a crescere, anche grazie all’ingresso dei Boomers, formatisi nell’epoca delle leggi sul divorzio, nell’età di vecchiaia.
In Italia triplicati i divorzi tra gli over 55
Secondo i dati Istat, fra il 2014 e il 2020 sono triplicati i divorzi nelle coppie over 55, mentre sarebbero in diminuzione quelli fra i più giovani. L’ultimo rapporto Istat prevede che la quota di famiglie senza nucleo, quindi composte da una sola persona, saliranno da 9 a 10,6 milioni arrivando a rappresentare nel 2042 oltre il 40% delle famiglie totali, con differenze di genere sostanziali: gli uomini che vivono soli avranno un incremento del 13%, arrivando a superare i 4,2 milioni nel 2042; per le donne sole si prevede una crescita ancora maggiore (+21%), che ne determina un aumento da 4,6 a 5,6 milioni. E se già nel 2022 la quota di persone sole over 65 rappresentava circa la metà di chi vive da solo (48,9%), nel 2042 raggiungerebbe quasi il 60%.
Ma cosa succede, al netto di un naturale incremento delle persone vedove, in particolare donne, cui ci sta portando l’aumento continuo dell’aspettativa di vita? Probabilmente una serie di cose che stanno mettendo in minoranza il modello di vita “coniugale”. In un’analisi di dati proveniente da 78 paesi relativi ai 50 anni di ricerche tra il 1960 e il 2011, lo psicologo e ricercatore Henri C. Santos ha trovato che la popolarità della vita da single era cresciuta significativamente nella maggior parte dei Paesi: l’individualismo che contraddistingue la cultura contemporanea, particolarmente ma non solo nei paesi occidentali, è in crescita insieme con la tendenza a dare maggior valore agli amici che alla famiglia.
I ricercatori riscontrano così nuovi modelli di relazioni:
- LAT – Living Apart Together (Vivere Insieme Separatamente) si riferisce a un numero crescente di individui che hanno una relazione intima e di reciproco supporto ma non coabitano. Particolarmente diffusa tra la popolazione più anziana che, in seguito a vedovanza o a divorzi tardivi, tende ad accettare sì una nuova relazione ma non l’impegno di una convivenza che ne limiterebbe l’acquisita autonomia, è spesso preferita dalle donne che – secondo la sociologa Ingrid Arnet Connidis – intuiscono e rifiutano il rischio implicito in una convivenza in età giù matura di un destino di caregiver.
- CR – Close Relationship sono relazioni intime e strette, di reciproco supporto, tra due o più persone, non necessariamente sentimentali o sessuali, non necessariamente conviventi. Anche questo tipo di relazione è in crescita, soprattutto tra le persone più mature che si trovano da sole, alle quali garantisce il piacere di una relazione affettiva pur mantenendo un alto livello di autonomia e la possibilità di calibrare il rapporto tra privacy (Karlsson e Borell). Secondo l’ala più critica della gerontologia, la visione convenzionale dell’età anziana si estende anche alla ricerca gerontologica che sottostimerebbe e finirebbe per marginalizzare altri tipi di relazioni strette (CR) tra anziani che non corrispondono all’ideale eterosessuale. Quante donne, il genere più interessato dalla vita single in età avanzata, decidono alla fine di eleggere un’amicizia tra le più intime a destinataria e fonte di sostegno reciproco, alcune addirittura scegliendo di convivere, anche per ottimizzare il costo della vita? Non è raro che anche all’interno di un senior living due signore sole decidano di cedere i propri appartamenti privati in cambio di uno più grande dove convivere.
Con il cambiare delle priorità in età avanzata, cambia anche il modo di relazionarsi con gli altri, quello che ci si aspetta e quello che si è disposti a mettere sul piatto.
Testo a cura di Emanuela Notari
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