In Italia la durata del periodo di co-residenza tra genitori e figli sotto uno stesso tetto è tra i più alti in Europa. Stando ai dati EUROSTAT, nel 2015 i giovani tra 18 e 34 anni che vivevano con i genitori erano il 67,3%, in crescita rispetto al 2008 (61,1%). Le ragioni sono piuttosto complesse, sia di natura strutturale (disoccupazione giovanile) che culturale. In questo articolo analizzeremo un dato forse inaspettato che riguarda lo scambio di denaro dai figli ai genitori. Partendo da alcuni studi (Rinaldi 2011) con interviste separate a genitori e figli, abbiamo identificato 4 tipi di motivazioni.

  • Gruppo A – Responsabilizzazione dell’identità adulta
    Famiglie che chiedono ai figli maggiorenni che lavorano di contribuire alle spese economiche di casa (come prevede il ruolo di “adulto” più che quello di “figlio”), e i figli collaborano.«Dopo qualche mese di lavoro di mia figlia, le ho detto visto che ti trovi da mangiare, è giusto che contribuisca. Io sentivo sempre con orrore quelle storie di figli, magari maschi, che stavano a casa e che guadagnavano, e la madre era una serva e la casa un albergo. Non volevo un’educazione così». (Madre, 56 anni).
  • Gruppo B – Protezione e limitazione delle spese dei figli
    Famiglie con figli che spendono molto in vestiti e accessori, drink, serate con gli amici. I genitori decidono allora (a volte litigando con i figli che, in definitiva però, accettano di delegare il controllo), di chiedere di contribuire al menage di casa per limitare le spese dei figli. Il denaro viene spesso accantonato per i figli stessi (piani di accumulo, polizze, conti corrente intestati a sé ma che, stando alle dichiarazioni delle madri, un domani andranno ai figli stessi – a discapito di un’acquisizione di competenze finanziarie da parte loro).«Siccome mio padre vedeva che ero un po’ spendacciona, lui mi diceva: hai 2000 euro in banca, guarda che te li prendo io e ti faccio un investimento»…io mi arrabbiavo […]. E lui diceva: vedrai che li avrai poi quando sarai più grande… […]. Infatti non ho mai avuto perdite. Cioè, per quello che ne ho saputo io» (Figlia, 28 anni).
  • Gruppo C – Controllo dell’autorità sui figli
    Genitori che esercitano il controllo attraverso i soldi, utilizzando i contributi dei figli per sé, negando loro spese desiderate che non approvano (fare il progetto Erasmus, mettere l’apparecchio ai denti).«Io avevo i denti molto storti e fin da bambina a scuola mi dicevano che dovevo portare l’apparecchio… e invece non è mai stato fatto niente. Ora sono molto contenta perché li ho messi a posto due anni fa, con i miei soldi. E io l’ho detto a mia madre: Era vostro dovere. Perché papà i soldi per sé li spendeva e li spandeva. Ma di me se ne fregava» (Figlia, 33 anni)
  • Gruppo D – Sostenere l’uscita da casa
    Genitori che desiderano “incoraggiare” l’uscita da casa dei figli; alla richiesta di contribuire economicamente, i figli a volte “nicchiano”, adducendo un lavoro precario, colpevolizzando i genitori (“non avete bisogno dei miei soldi”) e, in definitiva, continuando a stare in casa senza dare soldi con regolarità.«C’è stato un momento in cui non uscivamo da questa situazione… cioè lavorava, aveva 28 anni, ma stava ancora a casa con noi. E allora mio marito ha detto: chiediamogli dei soldi. Vediamo come reagisce». E mio figlio ha detto: ma voi non ne avete bisogno… Poi ci siamo confrontati con altri genitori, ma loro hanno detto che non lo fanno… E insomma, ci siamo sentiti prima due deficienti e poi anche in colpa» (Madre, 52 anni)

Nel complesso, il denaro può essere una leva importante per prolungare, o ridurre, la co-residenza dei figli con i genitori e, in alcuni casi, anche uno strumento per sostenere il benessere economico delle nuove generazioni. Tuttavia, un accentuato controllo da parte dei genitori sulle finanze dei figli può impedire loro di maturare un livello di financial literacy utile a scelte finanziarie indipendenti.

Testo a cura di Emanuela Rinaldi, Ricercatore in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Udine e esperta di cultura ed educazione finanziaria, per Mente e Finanza.

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