In Italia esiste una enorme ricchezza privata, sempre più concentrata in un nucleo ristretto di persone, con maggior peso della trasmissione dinastica patrimoniale rispetto alla generazione di reddito. Tale concentrazione ha, come risvolto, una diminuita redistribuzione, con impatti sui servizi pubblici e sociali. In contesti come quello attuale, il dono agli Enti del Terzo Settore (ETS) è maggiormente incentivato. L’aumento dell’aspettativa di vita ha inciso considerevolmente sulla struttura demografica che, in Italia, anziché ad una piramide, assomiglia sempre più a un cilindro, complice la riduzione del tasso di natalità. Nei prossimi anni, una quota significativa della ricchezza sarà trasferita e una parte della stessa potrà essere destinata a sostegno delle organizzazioni non-profit.
Si possono identificare due diversi meccanismi decisionali caratterizzanti la scelta della destinazione finale del patrimonio: la dimensione e la composizione. Per quanto riguarda la dimensione, una maggiore disponibilità economica si traduce in maggiori risorse per il futuro. In merito alla composizione, essa riguarda la struttura della famiglia stessa. In base all’ordinamento italiano, una persona nel fare testamento non è del tutto libera di disporre del proprio patrimonio in quanto, per legge, un nucleo di familiari più stretti – i legittimari – ha diritto a determinate quote di eredità definite “quote di riserva” o “di legittima”.
La percentuale del patrimonio ereditario che costituisce quota disponibile dipende, quindi, dal numero di legittimari al momento della morte del testatore, fattore che apre diversi scenari. La cosiddetta quota disponibile del patrimonio, al netto delle quote destinate ai legittimari, costituisce la porzione di patrimonio di cui si può disporre liberamente a favore di chiunque. Coppie senza figli o persone sole che non hanno altri parenti in vita, al momento della definizione delle proprie volontà testamentarie, possono essere favorevoli a lasciare quote rilevanti del proprio patrimonio ad Enti del Terzo Settore. Le famiglie composte da coppie con figli o, comunque, da persone che hanno parenti ancora in vita, possono invece essere più interessate a lasciare una gran parte del proprio patrimonio ai propri eredi (siano essi figli, coniugi, altri parenti).
Questi sono temi importanti, nel prossimo futuro, per la strategia di promozione della cultura del dono alle istituzioni filantropiche italiane del Terzo Settore. Secondo la Fondazione Cariplo (Quaderno 23), nei prossimi 15 anni circa un quinto della ricchezza netta del Paese è destinata a essere trasferita mortis causa. All’interno di tale flusso, appare ragionevole immaginare che il valore potenziale dei lasciti alle istituzioni del Terzo settore possa rappresentare un ammontare significativo, corrispondente a circa l’1% della ricchezza complessiva. In Italia, il valore economico di tale ricchezza potrebbe oscillare fra i 100 e i 129 miliardi di euro.
Articolo pubblicato su Patrimonia & Consulenza a cura di Patrizia Misciattelli delle Ripe Presidente AIFO Associazione Italiana Family Officer.
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