La successione e l’eredità sono state per secoli un modo per aiutare i figli all’avvio della loro vita professionale e familiare. L’aumento dell’aspettativa di vita però sta spostando continuamente in avanti il tempo di questo trasferimento, tanto che spesso viene letteralmente bypassata una generazione, quella dei figli, e l’eredità arriva in pratica ai nipoti.

Come fare per trasferire prima del tempo parte della propria ricchezza e come cautelarsi dal rischio longevità, cioè dal rischio che nel tempo la propria situazione cambi e si possa aver bisogno di risorse che oggi sembrano superflue? Qui esploriamo due soluzioni.

Come funziona la donazione

La legge italiana consente di donare parte delle proprie ricchezze in anticipo sulla successione conservando il medesimo trattamento fiscale: imposizione del 4% per figli e coniuge (al di sopra della franchigia di 1 milione), 6% per gli altri parenti fino al 4° grado, fino all’8% per gli estranei. Prendiamo in prestito un’utile tabella pubblicata da Giornalidea.it

Tutto ciò vale per le donazioni dirette. Per le donazioni indirette, che prevedono la cessione di un importo di denaro finalizzato all’acquisto di un bene, per esempio un immobile, queste non sono soggette a tassazione purché la cessione venga realizzata con bonifico e la provenienza del denaro e finalità della donazione vengano citate espressamente nell’atto d’acquisto cui erano finalizzate.

Naturalmente la donazione è considerata un’anticipazione della successione e pertanto, al momento in cui decede il donatore, il bene regalato rientra nel computo della massa ereditaria ed è pertanto soggetto alle regole relative al rispetto delle quote successorie. Il donatario riceverà quindi una quota diminuita del valore del bene o dell’importo ricevuto precedentemente in donazione e ,se questo supera il valore della quota che gli compete, gli altri eredi possono esercitare il diritto di riduzione, chiedendo che l’eccedenza venga suddivisa tra gli altri aventi diritto in base alle rispettive quote.

Tutto ciò rende particolarmente complicata la donazione diretta di un bene immobile che, come tale, può essere rivenduto. In questo caso l’acquirente potrebbe avere difficoltà ad ottenere un mutuo bancario proprio per la fattispecie della donazione che, in quanto anticipazione di eredità, può produrre un contenzioso tra co-eredi in caso di lesione delle quote successorie e conseguente atto di riduzione. Per questo motivo esistono oggi polizze assicurative che tutelano l’acquirente e/o la banca da questa eventualità.

È sempre più comune che genitori anziani decidano di regalare un immobile a un figlio che deve sposarsi o un importo utile all’avvio di una carriera o di un’attività imprenditoriale. È bene ricordare sempre che le donazioni in denaro sono regolate come le donazioni di un bene. Se l’importo supera la modica cifra (concetto che ovviamente è soggettivo e si parametra sul tenore di vita del donatario), la donazione va registrata e accettata, così come si farebbe per la donazione di un immobile.

Come funziona il prestito infruttifero

Ma la longevità pone anche un’altra questione. Una vita sempre più lunga richiede anche di valutare l’ipotesi che in futuro la persona che vorrebbe anticipare parte della propria ricchezza a un figlio o a un parente possa trovarsi a corto di risparmi per integrare i propri redditi pensionistici, proprio a un’età avanzata, quando le necessità di assistenza e di cura spesso pesano più del previsto sull’economia personale.

Come si può quindi aiutare chi ci sta a cuore, in anticipo rispetto alla successione naturale, conservando un margine di rientro in caso di necessità?  In questo caso può essere utile accedere allo strumento giuridico del prestito infruttifero. Lo spiega l’Avvocato Roberto Lenzi, dello studio Roberto Lenzi e Associati.

  • Il prestito infruttifero è a tutti gli effetti un prestito senza interessi e come tale viene regolato. Mentre la donazione trasferisce il titolo di proprietà di un bene, o di una cifra in denaro, ed è irrevocabile – salvo casi molto particolari –  il prestito infruttifero permette al prestatore di richiederne la restituzione quando si trovasse in stato di necessità.
  • Inoltre il prestito, per quanto infruttifero, ha un effetto psicologico sul beneficiario ben diverso rispetto a una donazione. È vero infatti che anche per la donazione la legge prevede che il donatario abbia l’obbligo di provvedere alimenti al donante qualora questi, dopo la donazione, versi in stato di profonda indigenza, ma il concetto di prestito rende tutto più fluido non contraddicendo un atto di liberalità precedente e persistendo nel beneficiario l’idea che prima o poi il prestito va restituito.
  • Nel caso si scelga questa strada è molto importante che il prestito abbia data certa, attraverso una corrispondenza via pec tra prestatore e beneficiario (richiesta e concessione prestito) con data e cifra o bene concesso e relativo valore di mercato. Oppure Raccomandata RR. In questo caso, per dare valore alla data certa, è bene scrivere il tutto su un foglio, con dettagli di importo, parti dell’accordo e data, piegarlo e graffarlo, quindi portarlo all’ufficio postale che lo timbrerà e provvederà ad inviarlo in forma raccomandata, garantendo così corrispondenza tra la data certa del timbro e il contenuto dell’accordo. Se questo venisse imbustato, il timbro garantirebbe per la busta, non per il contenuto.
  • Il prestito infruttifero non comporta irreversibilità dell’atto e non è soggetto a tassazione.

Testo a cura di Emanuela Notari

Diritto d’autore: Photo by Toa Heftiba on Unsplash

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