Dopo i forti rialzi dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali seguono generalmente fasi di mercato in cui sia le azioni sia i rendimenti dei titoli di Stato scendono. Il fattore scatenante di questi sviluppi è un rallentamento dell’economia che può andare fino alla recessione, con i relativi effetti sugli utili aziendali (in calo) e sull’inflazione (in calo). Il rallentamento dell’economia viene accettato, se non addirittura perseguito, dalle banche centrali, in quanto l’obiettivo è quello di ridurre le pressioni inflazionistiche dal lato della domanda. Fin qui la teoria.
Negli ultimi due anni abbiamo visto il più forte aumento dell’inflazione da decenni a questa parte. Questo ha portato a un aumento dei tassi d’interesse, che non ha precedenti nella vita lavorativa della maggior parte degli operatori di mercato, dato che bisogna andare indietro agli anni ’80 per vedere qualcosa di simile. Soltanto che gli effetti sopra descritti finora non si sono materializzati. Il mercato azionario USA nonché i rendimenti dei titoli di Stato USA sono vicini ai loro massimi di lungo periodo e l’economia USA continua a sorprendere in positivo.
Le manovre delle banche centrali sono in ritardo
Per questo motivo, per il momento la recessione è stata scongiurata. Tuttavia, il meccanismo d’azione della politica monetaria presenta abbondanti ritardi temporali.
Vediamo perché:
- Se i tassi d’interesse aumentano oggi, l’economia ne risentire pienamente solo fino a un anno dopo. In questo senso, i rialzi dei tassi d’interesse del 2023 non hanno ancora mostrato del tutto il loro effetto frenante sull’economia.
- Ci sono dei fattori che contrastano in parte gli sforzi della politica monetaria. Qui bisogna citare la politica fiscale espansiva di molti paesi.
- Dovrebbero esserci ancora delle ripercussioni dovute alla pandemia, vedasi turismo e altri settori riconducibili ai servizi. Tuttavia, questi effetti tenderanno ad esaurirsi, mentre le banche centrali manterranno alti i tassi d’interesse ancora per un po’ di tempo, fino a quando non ci saranno gli effetti desiderati.
In sintesi, “Ciò che è rimandato non è cancellato” appare quindi più appropriato per quanto riguarda il rallentamento dell’economia, il calo delle azioni e la diminuzione dei rendimenti obbligazionari. Perché, a differenza dell’arrivo di Godot, il verificarsi di questi sviluppi è solo una questione di tempo.
Testo a cura di Kurt Schappelwein, Head of Multi Asset Strategies di Raiffeisen Capital Management