Questo contenuto è spoiler! Prima o poi, infatti, anche da noi il fintech smetterà di essere visto come una minaccia per i Consulenti Finanziari.
- Il fintech è già un’opportunità per la categoria in quanto strumento di differenziazione e personalizzazione del servizio, soluzione per risparmiare tempo da dedicare a una clientela più vasta.
- Per banche e assicurazioni è un sistema per democratizzare la pianificazione anche verso le categorie finora sotto-servite con le quali aprire un rapporto che può sempre evolvere.
Perché il fintech dovrebbe servire ai consulenti finanziari?
Negli USA e nei paesi dove l’uso della tecnologia e dell’intelligenza artificiale è più diffuso, le società di consulenza finanziaria si sono evolute intorno al concetto di life-cycle planning fino a diventare navigatori della longevità. Società come Wealthspan Financial Partners, per esempio, associano esperti della Consulenza Finanziaria e ricercatori medici e clinici in grado di lavorare al loro fianco.
Perché medici? Perché per queste società di fintech per la longevità è importante poter offrire una stima più precisa possibile dell’aspettativa di vita della clientela, per evitare eccessivo risparmio e/o insufficienza delle risorse. Il calcolatore di cui dispongono usa dati clinici e genetici (grazie alla collaborazione con società come “23andMe” che lavorano su campioni genetici per la valutazione della predisposizione dell’individuo ad alcune patologie) e un algoritmo sofisticato per definire le stime di longevità e, all’interno di questa, l’aspettativa di vita in buona salute. Il delta sono gli anni che verosimilmente quell’individuo potrebbe passare in condizioni relativamente meno autonome, comunque con maggiori necessità di assistenza.
Lo stesso processo viene poi eseguito per il/la coniuge/partner, in modo che il programma possa aiutare il Consulente a lavorare sull’eventuale differenza di longevità che, sommata alla differenza di età all’interno della coppia, offre una stima di quanti anni la persona potrebbe over- o sottoperformare, rispetto al partner, in termini di longevità, di per sé e in coppia.
Un esempio di pianificazione della longevità con un algoritmo
Se un cliente ha una stima di vita fino a 85 anni, la moglie, più longeva, fino a 89, ma tra i due ci sono 5 anni di differenza a favore del marito, ciò significa che la signora potrebbe vivere 9 anni da sola, nella fase più delicata della vita, quella tra gli 80 e gli 89 anni. Se per giunta il Consulente potesse sapere che verosimilmente la moglie del suo cliente potrebbe sviluppare patologie parzialmente invalidanti a partire dagli 85, si potrebbe stimare che per la signora una polizza LTC sarebbe un ottimo investimento, prima ancora di qualsiasi altra valutazione, per garantirsi copertura dele spese di assistenza necessaria per 4 anni.
Se a qualcuno fino a qualche riga più sopra tutto questo sembrava fisime da Nerd, si sarà ricreduto.
Da noi la pianificazione della longevità sta facendo i primi passi e andiamo ancora più a spanne – aspettativa media di vita + possibile longevità extra per chi supera gli 80 anni – che ad algoritmi, ma il principio resta. Fermarsi un momento a valutare quanto a lungo si può vivere, quanto a lungo può vivere il proprio coniuge e chi dei due potrebbe trovarsi da solo a dover fare i conti con una maggiore longevità è il principio base della gestione del rischio di longevità. La seconda indispensabile fase, è valutare ricchezza, risparmi e reddito pensionistico previsto in rapporto all’aspettativa di vita e di vita in salute di entrambi.
L’adeguatezza o inadeguatezza della simulazione può governare scelte importanti su quando e come andare in pensione, dove vivere negli anni di pensionamento, quale attività o lavoro associare al pensionamento per gli anni di maggior benessere, quali investimenti fare per garantirsi rendimenti e/o redditi passivi. Per non parlare delle scelte assicurative, dalle polizze sanitarie alle Long Term Care per sé e per il/la coniuge o partner.
A noi manca ancora la tecnologia, ma è delle società finanziarie la responsabilità di svilupparla o acquistarla attraverso logiche di M&A. E manca ancora la diffusione dell’open data. Ma il giorno arriverà anche per noi perché proprio in Europa, dove la protezione dei dati sensibili è tenuta in alta considerazione, si arriverà a poter garantire l’accesso autorizzato ai dati personali, sanitari e magari anche genetici, con la massima tutela del legittimo possessore, l’individuo cui si riferiscono.
La democratizzazione della pianificazione attraverso il fintech
Sempre nei paesi dove open data, AI e tecnologia applicati alla pianificazione finanziaria sono più accessibili, molti istituti finanziari hanno trovato nel fintech lo strumento per poter offrire una pianificazione di base alla clientela che prima non era servita, allargando così il mercato. Vuol dire poter rispondere a un bisogno diffuso che viene prima della ricerca del rendimento: la tutela dell’integrità del proprio capitale, qualunque esso sia.
Gestire il rapporto tra il denaro che entra e quello che esce, il risparmio, il credito retail, le polizze assicurative e la pianificazione del pensionamento, testamento e simulazione successoria, sono tutte cose che la tecnologia consente a costi infinitamente più bassi, permettendo così anche a chi non ha una vera e propria ricchezza da gestire di organizzare in modo consapevole la propria vita economica, la quale, nel momento in cui evolvesse in qualcosa di più complesso, troverebbe una via già aperta con l’ente finanziario che può fornire la consulenza adeguata.
Testo a cura di Emanuela Notari
Diritto d’autore: Foto di Andrey Larin su Unsplash