Per chi si fosse perso l’interessantissimo articolo comparso su Il Corriere della Sera per la penna di Gabriele Petrucciani e le analisi puntuali di Andrea Carbone, Smileconomy, offriamo qui una sintesi generale utile a far da guida e soprattutto a comprendere che la decisione di riscattare gli anni di laurea non può essere presa a cuor leggero, ma piuttosto con la consulenza di un esperto previdenziale, perché la sua convenienza dipende da molti fattori individuali.
Innanzitutto chiariamo che il riscatto di laurea di cui abbiamo parlato qui – teso a far valere gli anni di studi universitari come anni di contribuzione – si può richiedere con due formule: quella ordinaria (detta anche tradizionale) che prevede un costo di riscatto per ogni anno universitario variabile a seconda del reddito e quella agevolata (o light) con un costo fisso di 5.776 euro per ogni anno di università, prescindendo dal reddito. L’importo è maggiore di quello degli anni passati in virtù degli effetti dell’inflazione.
La prima considerazione generale è che, a fronte di un reddito da lavoro dipendente medio-alto, se la priorità è anticipare il più possibile l’età pensionabile, può convenire il sistema light. Se invece si intende massimizzare la maggiorazione dell’importo della pensione, potrebbe convenire il sistema ordinario, che è comunque in genere l’opzione migliore per lavoratori autonomi e redditi bassi.
Riscatto della laurea: alcuni esempi pratici
Andrea Carbone ha analizzato tre profili: un lavoratore di 30 anni, uno di 45 anni e uno di 60 anni, a parità di reddito da lavoro (nella simulazione 1.800 euro mensili).
Nei due casi dei lavoratori più giovani (30 e 45 anni) la convenienza in termini di anticipo della pensione sarebbe, se hanno iniziato a contribuire a 25 anni: 1 anno e 3 mesi se uomo e 2 anni e 5 mesi se donna trentenni; 1 anno e 4 mesi se uomo o 2 anni e 4 mesi se donna quarantacinquenni – a fronte però di una penalizzazione tra i 50/60 e i 100/115 euro circa dell’assegno pensionistico mensile. Se hanno iniziato a contribuire a 30 anni, invece, non ci sarebbe alcun vantaggio in termini di anticipazione e il vantaggio economico di maggiorazione dell’assegno pensionistico mensile sarebbe pari a soli 9 o 10 euro al mese.
Nel caso del lavoratore sessantenne che abbia iniziato a contribuire a 25 anni, il riscatto di laurea può consentire un anticipo di 4 anni e 5 mesi se uomo, 5 anni e 3 mesi se donna, con una penalizzazione sull’assegno pensionistico mensile tra i 70 e i 90 euro circa. Se invece ha iniziato a contribuire a 30 anni, l’unica convenienza sarebbe una maggiorazione dell’assegno pensionistico di 173 euro al mese, senza godere di un anticipo della pensione.
Se le simulazioni di Smileconomy e l’articolo di Petrucciani non vi rappresentano, potete sempre accedere al portale INPS che rende possibile una simulazione sulla propria situazione.
Testo a cura di Emanuela Notari
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